Milano 20 Dicembre – La risposta all’idiozia di chi cancella la parola Natale, di chi rinnega una tradizione consolidata, di chi non riconosce le radici culturali cristiane della civiltà italiana ed europea, l’hanno data pochi giorni fa alcune mamme islamiche: “Gli occhi che brillano felici dei bambini sono le vere luci del Natale. Per questo non possiamo impedire ai nostri figli di partecipare alla festa di Natale come non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo mai” E’ un passaggio di una lettera inviata alla Preside Dorotea Russo dell’Italo Calvino, che aveva trasformato la festa di Natale in “Grande festa delle buone feste” per non urtare la sensibilità delle altre religioni. Una pelosa e inutile sensibilità che si ripete nelle scuole, portata avanti da un’ideologia di sinistra che focalizza problemi che non esistono, che parla di rispetto per altre religioni, cancellando la propria, che vuole integrare e, contestualmente, non fa conoscere, che crea muri artificialmente là dove il candore e l’innocenza non pongono limiti allo scambio.
“Gli occhi che brillano felici dei bambini sono le vere luci del Natale” Un’immagine che ci restituisce la sensibilità materna, che dà centralità al soggetto bambino in modo inequivocabile, che dà priorità a quello stare insieme che è la magia del Natale. Senza la paura di usare le parole consone all’evento, perché la gioia della festa possa essere condivisa e partecipata.
Non dobbiamo arretrare quasi fosse una vergogna, non dobbiamo ragionare da adulti miscredenti e cinici, il Natale regala il sogno ai bambini e la speranza ai “grandi”.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano