In difesa di un uomo perbene

Attualità

Se avete seguito con assiduità il nostro giornale, un po’ come fa il PD Milanese per capirci, non avrete trovato notizie sul presunto scandalo Palazzi. Il Sindaco di Mantova, militante del Partito Democratico, è stato coinvolto in un’inchiesta della procura locale per una serie di messaggi a sfondo erotico ad una presidente di associazione. L’accusa era tentata concussione. In sostanza si ipotizzava che il Sindaco avesse voluto fare pressioni per scambiare sesso per favori. Sembrava lo scandalo dell’anno. Sembrava. Ma non era. E comunque, la storia sembrava così poco fondata alla nostra redazione, che abbiamo preferito soprassedere, soprattutto dai commenti. Il tempo è galantuomo, Palazzi anche, e ieri si sono scoperti alcuni elementi decisivi. Talmente decisivi da far chiedere alla Procura della Repubblica l’archiviazione dell’inchiesta.

Si è, in sostanza, scoperto che la donna al centro dello scandalo avrebbe alterato i testi inserendo ad arte elementi compromettenti e poi li avrebbe spediti a terzi, ignari della manipolazione. È inutile dilungarsi sui dettagli della vicenda. Ci sono però alcuni, gravi, elementi da sottolineare. Nell’era delle molestie e delle denunce, del #metoo, del linciaggio del maschio in quanto mostro, stiamo coltivando vaste zone d’ombra in cui si annidano effettivamente dei mostri. Che non sono maschi, però. E che danneggiano gravemente sia le vittime, uomini, che le altre donne. Questi casi di false denunce e quelli, ancora peggiori, che sicuramente seguiranno hanno una matrice comune, radicata nell’idea che Asia argento ed altre stanno cercando di conculcare nell’opinione pubblica: in tema di sesso le donne non mentono. Mai. E questo assunto è falso. Prima che femmine le donne sono esseri umani. E l’essere umano, qualunque sia il suo sesso, può mentire. È un fatto acclarato ed ha a che fare con l’uguaglianza dei sessi. Che pare non interessare più a nessuno, in particolare alle femministe.

Il secondo punto riguarda il garantismo. Forse noi abbiamo ecceduto, ignorando la vicenda. Ma sguazzarci è inumano. Il povero disgraziato aveva già problemi a dimostrare di non aver fatto nulla (si chiama prova diabolica per un motivo). Aggredirlo mediaticamente è la scelta peggiore che si potesse fare. Il problema è che, in Italia, il garantismo è una cosa da salotto buono durante il tè delle cinque, in cui si esprime solidarietà e poi si passa a parlare di tauromachia e caccia alla volpe. Una questione rarefatta, quasi insignificante. Invece dovrebbe essere una questione di militanza liberale. Ecco perché oggi scriviamo la difesa di un avversario perbene. Perché non ci si possa confondere con il suo partito, che sulle cene di Arcore continua l’indegna canea. Qui a Milano Post magari non abbiamo l’abitudine di scusarci quando abbiamo ragione, ma ci teniamo a difendere gli avversari dal trattamento che usualmente riservano a noi.

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