Di norma a Natale si scrive a Babbo Natale. Io, però, stamani, dopo aver ascoltato con filiale devozione la Vostra predica di ieri notte, ho deciso di scriverVi. Perché Vi sento angustiato. Deve essere perché il nostro Parlamento ha deciso, per evitare mali peggiori, di lasciar morire di morte naturale e serenamente un provvedimento sbagliato, incongruo e pericoloso. So che era molto simile a quello che nella Vostra terra natia regola la cittadinanza. Ma la Pianura Padana non sono le Pampas, Benevento non è Buenos Aires e la Casa Rosada non è il Campidoglio. Quindi non si angusti, a nessuno è stato tolto nulla cui avesse diritto. È una bella notizia per una giornata Santa. Solo che Voi, ancora una volta, avete deciso di trasformarla in un momento di propaganda- che è legittimo, ovviamente. Siete un capo di Stato e noi siamo Liberali, quindi di certo non Vi censureremo. Questi atteggiamenti non ci appartengono. Sono piuttosto tipici dei compagni, dei suoi amici con una spiccata, e cito, “immaginazione sociale”. Quello che, però, ci appartiene è una crescente sensazione di emarginazione. Voi dite “La fede di questa notte ci porta a riconoscere Dio presente in tutte le situazioni in cui lo crediamo assente e ci spinge a dare spazio a una nuova immaginazione sociale, a non avere paura di sperimentare nuove forme di relazione in cui nessuno debba sentire che in questa terra non ha un posto”. Temo, però, così facendo Vi contraddiciate. Voi state costruendo una classe di Paria. Di reietti. Di intoccabili. Che non perdete mai occasione di umiliare pubblicamente. Noi, i tradizionalisti. Noi, gli affamati ed assetati di Verità. Noi, forniti di scarsa immaginazione sociale, ma di profondo amore per la Chiesa. Noi, da quarant’anni costretti a subire le messe beat. Noi, privati della Santa Messa Latina. Noi, che almeno a Natale avevamo il conforto di una Messa che parlasse di Dio. Noi, che quest’anno, anche quest’anno, non abbiamo più nemmeno quel conforto. Noi, devotamente e senza rancore, noi siamo qui a chiederVi di smetterla.
La misura è colma. Lo Ius Soli non ha cittadinanza in Chiesa il giorno di Natale. È ignobile usare una polemica di bassa lega, legata ad un solo Stato e che minerebbe addirittura l’Unione Europea per parlare di Cristo. Cosa che, ovviamente, poi si ripercuote sulla qualità dell’omelia. Dov’è Dio Santità, nel vostro predicare? Cosa c’entra il Verbo che si fa carne con lo Ius Soli? Nulla. Nostro Signore nasce in Israele, Ebreo per sangue, per stirpe. Tutta la Rivelazione si basa sul Diritto di Sangue. Gesù non è un profugo. Gesù non è Ebreo perché nasce a Betlemme. Gesù è della casa di Davide. Il suo è un Sangue purissimo. E se non lo fosse stato, se fosse stato un Egiziano nato a Betlemme, non vi sarebbe stato alcun Cristianesimo. Noi, Santità, ci basiamo su profezie millenarie che parlano di Sangue. Non di Terra. Quindi, se fossimo come Voi, diremmo che Gesù è l’esempio migliore della legittimità dello Ius Sanguinis. Ma noi siamo i reietti. E nel nostro essere esclusi e ignorati abbiamo mantenuto una cosa. In comune con i Re Magi. Noi seguiamo la Stella. Che per noi è la Verità. La Verità incarnata, la Verità che ignora il tempo. La Verità che incarna l’Eterno. Quindi no, Santità, non useremo Cristo come bandiera politica, pur avendone tutte le ragioni. Dovreste provarci anche Voi, che quelle ragioni non le avete neppure. Con rispetto ed osservanza. Un credente emarginato.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,