Aldo, dalle notti sulle panchine di Linate e Malpensa ai «Gatti spiazzati». Ora mostra i gioielli della città
Milano 25 Dicembre – PER DUE ANNI ha dormito in aeroporto, a Linate. Per sei mesi ha trovato riparo a Malpensa. Aldo Scaiano ricorda quando, rimasto senza nulla, trascorse le feste fra i viaggiatori in partenza: «Un addetto alle pulizie ci portò il panettone, la notte di Natale. Quest’anno invece sarà il mio primo Natale da guida turistica», racconta. E la sua «terza vita», la chiama così. Nella «prima» era un esperto di informatica, sposato, con due figli: si era appena separato dalla moglie quando la ditta chiuse un ramo d’azienda e si trovò senza un impiego, intrappolato dalla legge Fornero. Esodato. Così è cominciata la sua «seconda vita». «È stata però l’origine della terza — racconta — dalle difficoltà ho capito che dovevo darmi da fare e aprire il mio cassetto dei sogni. Ho ripreso in mano i progetti che continuavo a rimandare». Ha scritto un libro sull’esploratore Fridtjof Nansen. Ha radunato gli altri «Gatti spiazzati» di Milano per scriverne un secondo, con nove itinerari e storie milanesi catturate «imparando a guardare per terra, per evitare sorprese, ma soprattutto ad alzare lo sguardo».
SUL SUO CAMMINO ha incontrato la Caritas, da quel menabò è nata una guida scritta a dieci mani che è stata pubblicata. Quest’anno una nuova svolta: il Natale lo trascorrerà facendo la guida turistica: «Accompagneremo negli angoli che sono sotto gli occhi di tutti ma rimangono nascosti», racconta, partendo dalla stella sul campanile di Sant’Eustorgio e dai Re Magi, passando dall’Ortica e dalla vecchia Brera, arrivando al Perugino, oggi ospitato nel museo Diocesano. L’ultimo dell’anno sarà dedicato a lui. «Col freddo abbiamo pensato a un viaggio nei musei, toccheremo 12 opere che parlano di Adorazione», continua lo «scordinatore» del gruppo. E ancora «esodato», Aldo: ha 65 anni e 9 mesi, manca un anno e mezzo alla pensione, vive nelle case in condivisione della Caritas con altre quattro persone in difficoltà. «Ma non mi annoio», ricorda: insegna informatica alla scuola di italiano per stranieri Arcobaleno, si dedica al volontariato. «Non voglio soldi — sottolinea —. Ho impararo a ridurre al minimo le mie necessità, niente champagne e ostriche (sorride), i libri li leggo in biblioteca. A Milano non si muore di fame, si può vivere con un euro al giorno e ci si può dare da fare». Per la sua quarta vita, fra un anno e mezzo, di una cosa è sicuro: «Resterò “gatto”. Perché lo scopo della vita è uno: ritrovare la dignità e il modo di essere utili».
Simona Ballatore (Il Giorno)
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