Video e pedinamenti sui mezzi pubblici: ecco come la Polmetro ferma i violentatori

Milano

Milano 27 Dicembre – Non siamo soli. La Polizia agisce con professionalità e con ottimi risultati. Gianni Santucci sul Corriere ha condotto un’inchiesta molto interessante. Scrive “In un pomeriggio di fine marzo un uomo, 31 anni, cittadinanza Bangladesh, aspetto anonimo, se ne sta in piedi su un vagone del metrò, linea gialla, la schiena appoggiata a una delle porte. Due poliziotti, in borghese, a pochi metri di distanza, confusi tra i passeggeri, si scambiano uno sguardo. Hanno notato «i segnali». L’uomo tiene un cappotto sull’avambraccio, ha gli occhi un po’ allucinati, fermi sulle gambe di una donna in piedi nello stesso vagone. I poliziotti lo agganciano. Seguire molestatori, palpeggiatori e predatori sessuali compulsivi è un lavoro che richiede pazienza, attenzione, tempi di pedinamento ravvicinato che possono diventare lunghissimi, tempismo per intervenire nei secondi iniziali dell’aggressione e tutelare il più possibile la vittima. Che in quel giorno di marzo è una donna italiana, 38 anni: all’improvviso si ritrova quel tizio a contatto, anche se non c’è calca. È in quel momento che gli agenti della Polmetro lo bloccano.

Tra banchine e gallerie, tra pendolari del mattino e uscita da scuola degli studenti, tra il milione e trecentomila passeggeri che ogni giorno viaggiano in metropolitana, nelle viscere sotterranee di Milano si incrocia anche questa vena di sessualità deviata, quest’onda di pulsioni malate e solitarie. Ci sono poliziotti che da anni hanno imparato a riconoscerne i segni, a memorizzare e individuare volti nella folla, ad avvicinarsi e spesso filmare le fasi prima delle aggressioni (per avere prove ancor più solide). Da gennaio a novembre 2017 gli uomini della Polmetro hanno fatto 8 arresti per violenza sessuale sui mezzi pubblici, il numero potrebbe sembrare contenuto, ma è anche l’esito dei circa 40 molestatori bloccati l’anno prima in metropolitana, per la maggior parte erano maghrebini.

La Polmetro è una sezione dell’Ufficio prevenzione generale della questura, diretto da Maria JosèFalcicchia. Una quarantina di uomini, pattuglie in divisa e in borghese, quartier generale nel mezzanino della fermata Duomo e centinaia di chilometri percorsi ogni giorno tra le 113 stazioni del metrò (spesso lavorano anche sui mezzi Atm di superficie): tracce da seguire, conoscenza del territorio, spostamenti nelle stazioni vicine alle grandi scuole superiori. Il molestatore si vede dalla posizione delle mani, dal modo di portare il cappotto, dal rapimento nello sguardo. Un pollice appoggiato alla tasca dei jeans. Il resto della mano libero. «Per strusciarsi». O un avambraccio davanti al petto, che sostiene una giacca. «Per creare uno schermo, un paravento» (e qui si nota una coincidenza singolare, perché la tecnica del «crimine» è la stessa dei borseggiatori). E infine, per chi sa decifrarlo, l’indicatore definitivo è lo sguardo: «Fisso, può sembrar vuoto, in realtà è catturato dai corpi che sta guardando, dall’ansia che gli picchia nella testa».

Segni che i poliziotti hanno individuato anche nell’uomo italiano, 53 anni, che lo scorso 6 ottobre s’aggirava intorno alle 10 del mattino alla fermata Romolo. Quel giorno gli uomini della Polmetro lo seguono per più di due ore. Lavoro snervante. Si rendono conto che il molestatore cerca, è in ansia, prova a creare situazioni per avvicinarsi a signore e ragazze: fermarlo in quel momento è impossibile, si potrebbe fare soltanto un controllo di documenti, e il giorno dopo sarebbe di nuovo in metrò. Alla fine, tra Cadorna e Sant’Ambrogio, quando il tizio ha ormai la faccia paonazza e la fronte coperta di sudore, e arriva a contatto con una ragazza che subito si sposta e si divincola, i poliziotti lo arrestano.

In realtà il bilancio della Polmetro nei primi undici mesi del 2017 racconta anche un’attività molto più vasta: altri 71 arresti (per la maggior parte borseggiatori), 348 denunciati, 343 stranieri senza documenti identificati, e soprattutto oltre 8 mila persone controllate. Vuol dire che il lavoro della Polmetro sui mezzi pubblici punta alla repressione della micro criminalità, contiene l’emersione di crimini sessuali, ma rientra anche nella più ampia direttiva di controllo del territorio che è stata individuata come base per l’antiterrorismo.”

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