venerdì 29, sabato 30, domenica 31 dicembre 2017
lunedì 1 gennaio 2018
Auditorium di Milano, largo Mahler
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi
Maestro del Coro Erina Gambarini
Direttore Elio Bonconpagni
Per la diciannovesima volta consecutiva laVerdi brinderà al nuovo anno con il suo pubblico e con Milano, intonando le note immortali del prodigioso Inno alla Gioia – esaltante finale della Nona Sinfonia di Beethoven – che risuoneranno all’Auditorium di Milano per quattro appuntamenti consecutivi, ormai diventati conclamata tradizione anche a Milano, assieme a Berlino, Vienna e New York: venerdì 29, sabato 30, domenica 31 dicembre 2017 (sempre alle ore 20.00) e lunedì 1 gennaio 2018 (ore 16.00), all’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo.
L’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi ritrova la prestigiosa bacchetta di Elio Boncompagni, protagonista anche lo scorso novembre nella direzione del Requiem di Giuseppe Verdi, altro grande classico del palinsesto di largo Mahler.
Sul palco, naturalmente, anche il Coro Sinfonico guidato Erina Gambarini. A completare uno scenario d’impatto inimitabile – con circa 200 persone in scena tra musicisti e orchestrali – un parterre di solisti di rango internazionale, formato da Cinzia Forte (soprano), Stefanie Irany (contralto), Carlo Allemano (tenore), Simon Schnorr (basso).
Venerdì 29, sempre in Auditorium (Foyer della balconata, ore 18.30, ingresso libero), la tradizionale conferenza di introduzione all’ascolto, dal titolo: “Abbracciatevi folle immense! Beethoven, Sinfonia n. 9)”, relatore Lorenzo Casati. È difficile, per l’ascoltatore dei nostri tempi, capire quanto traumatica possa essere stata per il pubblico contemporaneo l’introduzione da parte di Beethoven di solisti e coro in una sinfonia, fino ad allora appannaggio della sola orchestra. Così come è diffcile comprendere la complessità e la meraviglia dell’opera ed in particolare del suo quarto movimento, che si pone di fronte all’uditorio come summa del pensiero, musicale, ma soprattutto umano, del compositore.
(Biglietti: euro 52,00/20,00; info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler, orari apertura: mar/dom, ore 10.00/19.00, tel. 02.83389401; on line: www.laverdi.org o www.vivaticket.it ).
La Nona Sinfonia di Beethoven
Quando la Nona fu eseguita per la prima volta a Vienna (al Teatro di Porta Carinzia, il 7 maggio del 1824), la Capitale degli Asburgo venne piacevolmente coinvolta in un appuntamento di cui si era persa da tempo la consuetudine. In effetti, Ludwig van Beethoven non regalava ai viennesi una nuova sinfonia da tempo immemorabile. L’ultimo lavoro di questo genere uscito dalla sua penna era stato messo in cartellone ormai una decina d’anni prima – esattamente il 27 febbraio 1814 – quando l’Ottava aveva ottenuto un buon consenso di pubblico e qualche segno d’incomprensione da parte della critica.
La parziale incomprensione dell’Ottava non aveva certo impedito a Beethoven di progettare nuove sinfonie, anche se il compositore parve dedicarsi, per gli anni a seguire, con maggiore dedizione alla cameristica, e in particolare all’amato pianoforte, consegnando alla storia senza sosta una serie impressionante di capolavori.
Ma certamente l’estrema sinfonia beethoveniana appare come apportatrice di un’urgenza espressiva capace di trasferirsi in musica con una forza inaudita. Attraverso l’uso del coro, infatti, la partitura può trasmettere con maggiore energia un concetto filosofico, un “programma” che diviene evidente e definitivamente riconoscibile nell’Inno alla Gioia, testo amatissimo che il compositore tedesco aveva progettato di mettere in musica verso per verso addirittura dal 1793. E così, alla “prima” viennese, accompagnata da un successo enorme, il pubblico comprese appieno la portata del messaggio di Beethoven, di quell’uomo burbero e scontroso che senza arrendersi alle avversità aveva concepito in musica la rappresentazione di una tensione illuministica finalizzata al raggiungimento della felicità universale, condizione perseguibile nell’esaltazione della fratellanza e nel sincero convincimento della presenza di una Bontà Celeste, di un Essere Supremo che dal caos primordiale fonda un ordine morale a cui ogni uomo è chiamato a contribuire, esercitando la virtù. Da quel 7 maggio del 1824 la Nona, pubblicata nel 1826 da Schott e dedicata A Sua Maestà il Re di Prussia Federico Guglielmo III, non smetterà più di circolare, di essere eseguita e di continuare a commuoverci, simboleggiando con forza il testamento spirituale e la forza morale di un uomo con pochi termini di paragone nell’intera storia della nostra cultura.
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