La giunta prende tempo sui risarcimenti ai cittadini col box, Forza Italia all’attacco. Nell’ultimo anno incassi in calo
Milano 10 Gennaio – Non si placano i disguidi in materia di Tari, dopo che dal Governo centrale sono stati dichiarati «illegittimi» i calcoli basati sulla replica della quota variabile per ognuna o più di una «pertinenza» (garage, box, cantine eccetera).
Se le organizzazioni dei consumatori chiedono a gran voce a tutte le amministrazioni locali di indicare nei loro siti internet le modalità precise di calcolo della tassa sui rifiuti, gli oltre 800 comuni che – ciascuno con modalità diverse – hanno «sbagliato» il calcolo e oggi si trovano costretti a dover rimborsare i cittadini, sono comprensibilmente in alto mare.
A Milano, per esempio, fino a oggi venivano tassati solo i box, ma la quota non è calcolata sul numero delle persone che compongono la famiglia, bensì sulle auto che il garage è in grado di ospitare. Ora, la cifra da rimborsare a chi ha pagato la Tari gonfiata durante l’anno in corso ammonta a circa 12 milioni di euro (su 72 totali incassati da Palazzo Marino alla voce «quota variabile»). Il costo totale, partendo dal 2014 – primo anno dall’approvazione del regolamento della Tari – dovrebbe essere di poco inferiore a 60 milioni.
Eppure, secondo il consigliere Fabrizio De Pasquale (Fi) i cittadini questi rimborsi potrebbero non vederli mai: «Quando e come migliaia di milanesi saranno rimborsati per la Tari non dovuta, pagata dal 2014 al 2017? Sarebbe opportuno che l’assessore al Bilancio Tasca rispondesse».
Inoltre, da un’interrogazione dello scorso 15 novembre, emerge che il «riscosso 2016» aggiornato al 20 novembre ammonta a 212 milioni e 406.193 euro. Dal Comune specificano che la suddetta cifra «non ricomprende ancora quanto verrà incassato a seguito delle attività di riscossione coattiva poste in essere per il recupero dei crediti», tuttavia si tratta di un numero di gran lunga inferiore a quello incamerato da Palazzo Marino negli anni passati: 254milioni e 343mila euro nel 2015, 240milioni e 421mila euro nel 2014, 281milioni e 971mila euro nel 2013 (quando ancora era in vigore la Tares però). I contribuenti che hanno ricevuto richiesta di pagamento in ritardo sono 43mila 237, su 666.847 di iscritti. Nella casistica rientrano anche coloro che hanno presentato iscrizioni tardive. «Milano dovrebbe essere smart – dice De Pasquale – ma il 10% degli avvisi di pagamento Tari viene recapitato dopo l’ultima scadenza, nell’anno successivo a quello di competenza. Per correggere i dati familiari o patrimoniali i milanesi sono costretti a defatiganti appuntamenti per gli uffici e spesso passano anni durante i quali il Comune fa partire procedure di riscossione coattiva». Uno degli sportelli di consulenza per le tasse comunali
AEC (Libero)
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