Setter inglese focoso e furbetto, con i baci cerca di farsi perdonare le marachelle

Così come i gatti hanno sempre accompagnato la mia esistenza, i cani da caccia sono stati una pre-senza costante in quella di mio papà. Setter inglesi, breton e pointer si sono alternati al suo fianco, fedeli compagni di lunghissime camminate sui monti della Vallecamonica. A Miller, Werther, Brek, Bonel, Silver, Fox,è succeduto il simpaticissimo Benche ha compiuto un lustro quest’anno. Ben è un setter inglese bianco e nero che, se non fosse per il folto pelame a frange, sembrerebbe un dalmata. Focoso, irruento e dolce, sa farsi perdonare anche le marachelle più colossali e marchiane. Da ciò che ho intuito, Ben non ama andare a caccia; mi viene riferito che, più che un cane da riporto, Ben è un cane da compagnia (intesa come “fare” e “ricevere” compagnia), da corse pazze e arrampicate su per le pendici della montagna. Spesso, durante queste escursioni, si assenta per ore e, quando ritorna alla base, dal suo padrone che lo aspetta impaziente. Sembra un cane bastonato (metaforicamente parlando). La sua vivacità è completata da un caratteristico “linguaggio”canino: Ben, quando reclama l’attenzione, si alza sulle due zampe posteriori ed emette ululati tutti da interpretare. Dalla cucciolata di cinque cagnolini da cui proviene, è stato scelto, in primis, per il suo carattere amabile, disponibile, estroverso e comunicativo, ma, anche, per la sua eleganza nel portamento e nella ferma, per il suo corpo sinuoso e slanciato che non si smentisce neppure da adulto.
Ben ha un piccolo appezzamento di terreno a sua disposizione; peccato che sia limitrofo al territorio dove, abitualmente, risiedono due graziose cagnette, Claire e Bat che sono la principale attrazione per il nostro eroe a quattro zampe. Claire,femmina di spinone, è la sua preferita, ma la loro “relazione” ha dovuto essere ostacolata e proibita da una doppia recinzione di rete metallica. A Ben piacciono le sedie per gli umani. Possibilmente con cuscino. Quando si ritrova nella ve-randa all’aperto, non è raro trovarlo avvolto su se stesso sul sedile di una sedia in vi-mini rotonda mentre lancia languide occhiate e scodinzola felicemente con la coda penzoloni lungo i sostegni dell’attrezzo scelto per il suo relax. Ben, putroppo, mangia molto volentieri biscotti e dolciumi, come la gatta di casa, Mabel (però, i due non si possono soffrire reciprocamente, anche se l’occasione di un tète à tète tra di loro viene continuamente e previdentemente evitata).Quando si vuole ottenere qualcosa da Ben, bi-sogna prenderlo per la gola, promettendogli un “bìscutì” che divora con rapidità pari alla velocità della luce. E per bere? Beh! Cosa c’è di più invitante dell’acqua “alla spina”, fresca, zampillante e appena sgorgata? Basta aprirgli il rubinetto di una piccola fontana costruita accanto all’orto e Ben vi attinge con avidità mediante rumorose lappate con la lingua lunga e rosa, il cucciolone cresce a vista d’occhio e, benchè io prediliga come esempio d’animale il gatto, Ben è bravissimo nel farsi voler bene; non è scritto nel copione che un cane dia addirittura i baci! E lui è prodigo di effusioni. Anzi, anche troppo…..! Con i suoi abbracci a tutto tondo può arrivare ad incutere timore in chi comprende le sue bonarie intenzioni ed i suoi slanci carichi di quell’affetto che Ben è capace di esternare. Quando aveva otto mesi, la sua vita è stata segnata da una disgrazia: Fox, il setter che lo ha preceduto ed ha convissuto con lui durante codesto periodo, è morto tragicamente in montagna sotto gli occhi di un giovanissimo Ben. Da allora, questi è “figlio unico”, ma, come si può erroneamente credere, non è viziato, né privilegiato. Però, molto amato sì.E se lo merita! Ps. Questo pezzo è stato scritto a due mani e quattro zampe da me e dalla mia gattina Mabel che, a sua detta, ama molto il “fratellone” Ben, però… a debita distanza, separati dal vetro di una porta-finestra. Pena la zuffa e non so chi ne “avrebbe la peggio!
CRISTIANA GELFI (Libero)
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