Milano 11 Gennaio – Altro che scantinati e circoli culturali trasformati in luoghi di culto di soppiatto. In via Madema, strada chiusa tra viale Mecenate e via Salomone, i musulmani non si nascondono più. Anzi. Fanno bella mostra dei loro simboli, infischiandosene delle leggi. Lunedì, infatti, sul tetto dell’ex magazzino sede della comunità turca Milli Gorus sono spuntati una cupola bianca e un minareto. Chissà, a breve sarà la volta del muezzin che richiama i fedeli alla preghiera?
Ma facciamo qualche passo indietro. Nel gennaio 2013, Milli Gorus compra il capannone di via Maderna e dà subito il via ai lavori per la costruzione della propria sede, senza ovviamente fare cenno al Comune della costruzione di una moschea. Ma gli islamici sono sicuri che un’intesa in questo senso con Palazzo Marino «può essere trovata». Due mesi più tardi, però, l’amministrazione comunale blocca gli operai, a causa delle «numerose irregolarità presenti nel cantiere». E ribadendo che, per quei locali, non è stato presentato «alcun permesso per la realizzazione di un luogo di culto». E oggi, coi lavori che sono ripresi a pieno ritmo senza lasciare spazio a nessun dubbio sulle finalità dei fedeli di Allah. Anche la facciata, rispetto a quattro anni fa è cambiata: ora, nel muro, sono stati ricavati diversi archi. «Fanno quello che vogliono alla luce del sole. Li hanno i permessi? Quello che è certo che noi siamo preoccupati perché al venerdì c’è un viavai di gente che non si sa da dove arrivi. Non vogliamo altri problemi dopo i caseggiati popolari di via Salomone e le carovane di zingari nel quartiere», protesta un residente.
E dire che proprio in via Maderna, lo scorso luglio, si è riunita la Costituente islamica, anticamera della creazione di un vero e proprio partito islamico in Italia. Non solo. Perché Milli Gorus nel 2013 è stata inserita in una black list dal governo tedesco. II vicecapogruppo di Fi, Alessandro De Chirico, ha fatto sapere che presenterà un’interrogazione «per capire chi ha autorizzato i lavori in via Maderna e in cosa consistono esattamente. L’assessore Rozza deve dare spiegazioni ai cittadini giustamente preoccupati». Mentre la titolare della delega alla Sicurezza spiega: «Premesso che monitoriamo tutte le moschee, in questo caso sono in atto delle verifiche da parte della polizia locale per capire se i lavori svolti sono regolari». Critica anche Silvia Sardone (Fi): «Le comunità musulmane fanno quello che vogliono, contando sulla vicinanza di Palazzo Marino. È semplicemente vergognoso che i milanesi vengano costantemente non calcolati e che siano consentiti tali abusi che sicuramente agli italiani mai verrebbero concessi». Critici anche Riccardo De Corato (Fdl) e Max Bastoni (Lega). Sempre in tema di luoghi di culto, Polizia Locale, Vigili del Fuoco e Ats sono intervenuti ieri in viale Jenner, per verificare lo stato di quella che fu la moschea più grande di Milano. «All’interno era presente una cucina con impianto a gas che è stato tagliato da Ats. Chiediamo che siano disponibili a breve le relazioni sulla situazione dell’edificio e che si intervenga per la sicurezza di un luogo che si trova a ridosso delle case ed è frequentato anche da molti bambini» commenta Andrea Pellegrini, assessore alla Sicurezza del Municipio 9.
Massimo Sanvito (Libero)
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