In via Gola, zona Navigli, e in via Bolla (Gallaratese) i palazzi da svuotare e rivalorizzare. Il progetto è nel bilancio preventivo dell’azienda delle case popolari
Milano 18 Gennaio – I palazzi popolari di via Bolla (al Gallaratese) e via Gola (sui Navigli) saranno svuotati e venduti «a corpo», nel loro complesso, a qualche azienda immobiliare che abbia la forza economica di prendere in carico gli stabili, ristrutturarli e rimetterli sul mercato. Il progetto è contenuto nel bilancio preventivo dell’Aler per il 2018 ed è la certificazione di un fallimento gestionale, amministrativo, urbanistico. Perché dentro e intorno a quei palazzi, in poco più di un decennio, il degrado edilizio e le occupazioni hanno creato di fatto due enclave per le quali l’azienda regionale dell’edilizia pubblica ha deciso di proclamare una sorta di «resa incondizionata». Non ci sono le risorse economiche e le condizioni «politiche», sostiene l’Aler, per riportare regole, decoro e una corretta gestione all’interno di quei palazzi: dunque, l’unica soluzione resta la dismissione.
L’ultimo bilancio dice che in via Bolla, su 244 alloggi, 67 sono occupati. In via Gola, su 290 case, 114 sono in mano agli abusivi, in particolare anarchici e nordafricani. Spiega l’Aler: «Questi complessi immobiliari sono caratterizzati da una serie di fattori di grave degrado manutentivo, con un fabbisogno, in termini economici, insostenibile per le attuali ristrettezze finanziarie di Aler Milano». E con questo l’azienda mette in chiaro quanto la drammatica crisi economica abbia un’incidenza diretta per le condizioni di vita degli inquilini. Ma c’è un secondo passaggio del bilancio in cui l’azienda allarga la descrizione della crisi: «Oltre a queste criticità, di ordine manutentivo, questi immobili sono purtroppo per la maggior parte oggetto di occupazioni abusive organizzate e sistematiche».
Come dire: l’Aler per prima, ma a seguire tutte le altre istituzioni, hanno perso il controllo su quei caseggiati popolari, dunque su quei pur limitati pezzi di città. La conclusione dunque è questa: «Il numero significativo di occupanti abusivi è ormai diventato ingestibile anche dalle istituzioni preposte all’ordine pubblico. Il risanamento di natura sociale presenta una tempistica che travalica la scadenza del piano di risanamento (aziendale, ndr)».
L’unica strada resta dunque lo svuotamento dei palazzi (con il trasferimento degli inquilini in altri stabili o quartieri) e il passaggio di titolarità: «L’azienda intende avviare un’iniziativa strategica finalizzata alla valorizzazione di questi complessi immobiliari: la cessione degli edifici, nello stato di fatto e di diritto in cui si trovano, a un operatore immobiliare specializzato». La riqualificazione, secondo l’Aler, non può che arrivare attraverso una vendita (o una concessione per molti anni). I segnali drammatici che arrivano da via Gola e via Bolla rappresentano però l’apice di una crisi molto più diffusa. Nel 2012 l’Aler aveva infatti toccato il record positivo di occupazioni consolidate, scese al minimo storico di 1.823. Quella cifra anno dopo anno è salita, fino alla fase più drammatica del 2013-2014 (biennio chiuso ben oltre le 2 mila occupazioni), ma lentamente le case in mano agli abusivi sono comunque aumentate, fino alle 3.390 attuali (secondo alcune stime potrebbero essere addirittura 4 mila).
Nel bilancio preventivo, l’Aler calcola anche il mancato introito che deriva da questi alloggi «persi», che dovrebbe aggirarsi sui 10 milioni l’anno.
Gianni Santucci (Corriere)
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