Guerra di ricorsi tra Comune e residenti. via Borgogna transennata per lavori mai partiti
Milano 19 Gennaio – Se si volesse riassumere in poche parole l’interminabile diatriba tra Comune di Milano, negozianti e residenti che tra ricorsi e contro ricorsi chiedono di risolvere l’annosa questione del cantiere di via Borgogna, dovremmo prendere in prestito il titolo del film diretto da Wolfgang Petersen nel 1984: «La storia infinita».
L’ultimo capitolo della vicenda risale all’11 gennaio, una settimana fa, quando con una delibera di giunta Palazzo Marino si è costituito avanti il Tar della Lombardia per resistere ai ricorsi presentati rispettivamente da «BBB spa», «condominio di via Borgogna 2/4» e «Immobiliare cerchia dei navigli srl», che chiedevano l’annullamento della delibera di giunta dello scorso 16 giugno, con la quale era stato approvato il nuovo progetto definitivo per la realizzazione del parcheggio interrato di via Borgogna (composto di 4 piani sotterranei, 328 posti auto e 21 per le moto). Dopo aver «perso» alcune battaglie (come quella sul primo progetto dei box, annullato dal Consiglio di Stato e quella relativa allo smantellamento temporaneo del cantiere, che il Comune ha eseguito in ritardo dopo essere stato tirato per la giacchetta dai magistrati) per l’amministrazione di piazza Scala è arrivato il momento di passare all’attacco. Un primo risultato è stato ottenuto lo scorso dicembre, quando l’amministrazione si è opposta con successo alla nomina del nuovo perito.
La scelta – a opera del Tar – era ricaduta sul direttore del Dipartimento di Ingegneria civile e ambientale del Politecnico ma a detta della giunta la sua imparzialità era quantomeno dubbia, considerato che in passato i primi ricorrenti hanno depositato una serie di perizie firmate da un collega di quest’ultimo, l’ingegner Rosati (anch’esso docente del Politecnico, nello stesso dipartimento). A spuntarla è stato quindi Palazzo Marino, che ha ottenuto la nomina di un esperto proveniente dal Politecnico di Torino. Il documento dovrà essere presentato entro il 15 marzo e la relazione conclusiva il 30, fra due mesi circa.
Tornando all’oggetto dell’ultimo ricorso, ovvero il progetto definitivo presentato dal Comune lo scorso giugno e respinto da residenti e commercianti («cantiere inutile e dannoso, combatteremo fino in fondo per la sua chiusura» dichiaravano i rappresentanti di BrianeBarry a Libero la scorsa estate), su di esso pesa come un macigno la relazione dell’ingegner Rosati, che lo scorso autunno lo ha definito «non conforme alle richieste strutturali della normativa vigente sulle Costruzioni, ma altresì insicuro e pericoloso dal punto di vista strutturale, per la sottovalutazione dei danni attesi alle costruzioni limitrofe esistenti», oltre a essere «insufficiente in termini di sicurezza antincendio e carente in termini di valutazioni ambientali».
Ora la palla passa nuovamente al Tar, che dovrà decidere se bocciare le nuove linee guida di Palazzo Marino sui box interrati o garantire una ripresa dei lavori. Il cantiere, a dirla tutta, è fermo da due anni: osservando l’area dalle vetrate al terzo piano del BrianeBarry Building si scorge un piccolo “bosco” urbano cresciuto in mezzo a tubi arrugginiti e cartelli stradali. A fornire una chiave di lettura alternativa è Fabrizio De Pasquale (Fi): « La colpa dei disagi non è di chi vuole realizzare un parcheggio in quella zona – cosa logica, al centro del quadrilatero del lusso bensì degli estenuanti ritardi della M4, che contribuiscono alla paralisi di un’area già interessata da cantieri».
Andrea E. Cappelli
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