Varenne, il campione che nessuno voleva.

Zampe di velluto

Varenne, uno dei migliori trottatori di tutti i tempi, nacque il 19 maggio 1995 da Waikiki Beach e Ialmaz, nell’allevamento Zenzalino a Copparo in provincia di Ferrara. Eppure, era una notte di tuoni e fulmini come a indicare un cattivo presagio. Come racconta Sandro Viani, il proprietario dell’allevamento (Intervista di Alessandro dell’Orto riportata da quotidiano.it libero 22 marzo 2017), è mezzanotte quando viene chiamato per un’ emergenza. Il capo scuderia dice che la cavalla Ialmaz, che è incinta, non sta bene, si sdraia spesso a terra. Chiama il veterinario, poi si precipita all’allevamento. Il parto si rivela difficoltoso. Spunta una sola zampetta anteriore del puledro. La reinseriscono, e dopo vari tentativi riescono a far uscire entrambe le zampe insieme, permettendo così al musetto del piccolino di venire fuori. Alle 3 di notte nasce il puledro, ed è Varenne. Non lo descrivono come un bel puledro, ma con un buon carattere. Qualcuno sostiene che Varenne sia uno dei pochi casi di trottatore nato non da inseminazione artificiale, ma l’allevatore non lo ricorda con precisione. Si tratta di un baio che l’allevatore decide di chiamare Varenne perché ama Parigi e vuol prendere spunto dalla strada parigina dove ha sede l’ambasciata italiana e il Ministero dell’ agricoltura.

In un’intervista disse: “Ogni volta che ci passavo dicevo: il prossimo puledro lo chiamo così. È capitato a lui”. Il “padre” di Varenne è uno stallone americano con una produzione di circa 100 puledri di media qualità l’anno, mentre la “madre” è una discreta fattrice di buona razza, anche se di per sé non ha caratteristiche eccezionali. A sei mesi dalla nascita, quando iniziano a mostrarlo a possibili acquirenti insieme agli altri puledri, nessuno lo considera. Infine il francese Jean Pierre Dubois, decide di comprare tutta la produzione di quel periodo pagando il 50 per cento subito e l’altra metà dopo 18 mesi. Varenne viene così portato nell’allevamento del driver-proprietario-allevatore francese che si trova in Normandia. Nel 1997 Dubois lo cede a Paolo Bezzecchi, un guidatore, per 150 milioni. Dopo le prime visite e una radiografia, torna però al mittente. Scartato. Ha un chip al nodello posteriore destro, un piccolo frammento osseo grande come un chicco di riso che rischia di dargli fastidio (ma che in realtà, nella carriera, si dimostrerà ininfluente). 

Dopo un anno Dubois riporta Varenne ed altri puledri in Italia e lo fa debuttare in pista a Bologna il 6 aprile 1998. Qui Varenne, che ha ormai tre anni, dà prova di qualità straordinarie anche se in verità viene squalificato: era in testa, ma purtroppo all’ ultima curva si mette a galoppare, rompe e così viene squalificato. Il driver Roger Grundin però non sente l’avviso e continua nell’inseguimento colmando un considerevole distacco e vincendo.E’ in quell’occasione che il driver romano Giampaolo Minnucci lo nota. Dopo averlo avvicinato chiede di acquistarlo a nome della scuderia Dany di Enzo Giordano, un avvocato napoletano appassionato di corse e di cavalli.

“Primo impatto?” gli chiede un giorno un giornalista durante un’intervista.

“Gli occhi” Risponde Minnucci. “Il suo sguardo mi colpisce subito, è diverso da quello degli altri cavalli. Capisco che ha un carattere buonissimo”.

“E decide che va acquistato” conclude il giornalista.

“È lui che mi sceglie” risponde Minnucci.  “Cinque anni prima avevo comprato Tatoz, suo fratello. Un bel cesso. Dopo aver preso Varenne, tornando a casa, scopro che il nuovo acquisto è figlio della stessa madre di Tatoz, che i due sono fratelli. Capito? Come se Varenne, sapendo che avevo preso già una fregatura in famiglia, si è fatto scegliere per ripagarmi”. Poi, parlando del giorno dell’acquisto aggiunge: “Lo raggiungo [ Enzo Giordano] a Napoli, piazza Garibaldi. Mi consegna 160 milioni di vecchie lire in banconote da 100 mila e le infilo dentro gli slip. Poi a piedi torno all’auto e parto per andare a Bolgheri e pagare Dubois” (intervista rilevata da quotidiano.it libero 22 marzo 2017). Il finlandese Jori Turja inizia ad allenare il cavallo, e così Varenne inizia la sua carriera di dominatore delle competizioni internazionali ed è soprannominato ‘il Capitano’ (in onore di Totti, disse Minnucci). In breve tempo, Varenne colleziona una serie impressionante di vittorie consecutive, compreso l’importantissimo Gran Premio Nazionale a Milano, in cui gareggia e vince Viking Kronos, fino ad allora ritenuto invincibile. Nel maggio del 2000 il 50% della proprietà passa al Sindacato Nazionale Agenzie Ippiche, Snai, con una valutazione di 7 miliardi di lire. Dato l’enorme valore del cavallo, per lui pagano un’assicurazione mensile di 6 milioni. Una cifra più che comprensibile se si considera la quantità di soldi che il cavallo muove. Il 2001 è l’anno più importante, quello che proietta Varenne nell’album della storia, che lo fa diventare un nome simbolo dell’ippica, un pò come lo è stato Ribot in passato.

Il primo exploit importante è a San Siro, dove vince l’Encat, ma solo qualche mese dopo onora l’Italia portando il tricolore sul primo gradino del Grand Prix d’Amerique a Parigi. Nella storica gara, Varenne stravince, rimanendo in testa dall’inizio alla fine, di fronte a migliaia di tifosi italiani entusiasti. Da quel momento, è il trottatore più famoso al mondo. Sempre nel 2001, dopo aver vinto anche il Premio Mario Locatelli a Milano e il Renzo Orlandi a Modena, conquista per la seconda volta consecutiva il Gran Premio Lotteria di Agnano. Ma il Capitano non si accontenta. Il 27 maggio, nell’Elitloppet 2001, manifestazione che rappresenta la Lotteria di Svezia, diventa Campione del Mondo. L’8 luglio si aggiudica a Gelsenkirchen la seconda prova valida per la World Cup e qui rimane ad allenarsi in attesa di volare a New York e partecipare il 28 luglio alla Breeders Crown. Qui stravince e diventa il trottatore più veloce di sempre. Il 2002 lo consacra non solo quale trottatore più veloce di tutti i tempi ma anche il più ricco. Nella sua straordinaria carriera, Varenne ha vinto in totale 45 gare su 58 disputate, incassando quasi 9 miliardi di lire di montepremi. Il 28 settembre 2002 Varenne va in pensione.

Lontano dai riflettori, l’ex fuoriclasse si gode la vecchiaia dopo una vita fatta di viaggi, corse, successi ed emozioni. Ora si preoccupa solo di mettere al mondo una copiosa prole: di campioni possibilmente. Tre persone più di ogni altro gli sono state vicine: Sandro Viani, che l’ha visto nascere; Giampaolo Minnucci, il driver con il quale ha corso; Jacopo Brischetto, il proprietario dell’allevamento in cui vive. Ora si attende di vedere se la sua prole sarà alla sua altezza. Non è automatico che un grande cavallo trasmetta le sue qualità alla prole. Comunque vada, di Varenne, ce ne sarà sempre uno solo. Nel 2004 si accarezzò l’idea di clonarlo, ma non si sa per quale motivo fu poi abbandonata. In ogni caso, lui un posto tra gli immortali già se l’è guadagnato. E pensare che quando era ancora un puledro non lo voleva nessuno!

Tratto dal libro “CAVALLI E RONZINI” di Michela Pugliese

https://www.hoepli.it/ebook/cavalli-e-ronzini/9788827805336.html

https://gocciadinchiostro.wordpress.com/

 

2 thoughts on “Varenne, il campione che nessuno voleva.

  1. salve, il debutto di Varenne è avvenuto il 4 aprile 1998, non il 6 a Bologna
    e una delle prime affermazioni internazionali, con record mondiale in pista da mezzo miglio, a Bologna nel Gran Premio Continentale nel settembre 1999 all’Ippodromo Arcoveggio.

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