Edifici storici restaurati: com’è diventata chic la vecchia Bullona

Milano

Milano 25 Gennaio – Sulla facciata ristrutturata e illuminata campeggia ancora la scritta «Ferrovie Nord Milano», come un marchio impresso nel cemento a memoria della sua storia: l’ex Stazione della Bullona in via Piero della Francesca, infatti, rappresenta una delle ultime testimonianze di architettura ferroviaria d’inizio secolo. La struttura, in stile liberty, fu costruita nel 1929 al posto di una cascina da cui prese il nome, lungo il tratto urbano che collega Cadorna alla Bovisa: in attività fino al 2003, adesso l’ex stazione è stata trasformata in un ristorante con bar alla moda da Pino Scalise, 51 anni, imprenditore che non è nuovo a questo genere di operazioni visto che già nel 2001 aveva convertito una chiesa sconsacrata, sempre in via Piero della Francesca, in un locale notturno, il Gattopardo Café. Racconta: «Sono otto anni che seguo questo progetto: sarebbe stato davvero un peccato per Milano perdere un edificio storico come questo, che ormai era semi abbandonato: ridare vita alla Bullona è il mio tributo a questa città, che è sempre più bella. Con la supervisione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città di Milano, abbiamo operato un restauro conservativo, nel rispetto della storia della struttura. Dopo i lavori l’ho trasformata in un ristorante di pesce dal respiro internazionale: abbiamo già aperto un po’ in sordina già da qualche giorno, ma domani (ieri ndr) c’è la festa d’inaugurazione».

Lo spazio è di forte impatto: a cominciare dal grande lampadario che sovrasta la prima sala, una struttura di 10 metri per 3 di ferro e vetro che riprende la geometria delle grandi vetrate originali. A dividere le due sale, due banconi, posti specularmente: uno dedicato al bar, l’altro al pesce crudo e al coquillage, serviti a vista. Al centro spicca una scultura di Arnaldo Pomodoro, così come alle pareti si possono ammirare le opere di Lucio Fontana, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi: il locale, infatti, è aperto anche all’arte con esposizioni. Circa 150 i coperti e in menù solo pesce: sia crudo, come il plateau di molluschi e crostacei (30 euro), le tartare 25 euro, sia caldi come il «King Crab» (45 euro) e lo spaghettone al caviale (da 30 euro). Quanto si spende? «Se non si prendono bottiglie speciali, 80 euro bere incluso», assicura Scalise. Ecco, non è un ristorante economico e neanche tanto tranquillo, soprattutto dopo una certa ora, quando l’atmosfera si movimenta: a fare da colonna sonora c’è la musica selezionata alla console da Ben dj: «Una deephouse molto morbida, orecchiabile — spiega il dj — poi dopo cena il ritmo cresce un po’ e chi vuole può anche ballare». Insomma questo è un posto ideale per chi vuole cenare ma fare anche serata. All’ora dell’aperitivo i cocktail costano 15 euro (dopo cena 20 euro) e sono accompagnati da assaggini. E se non volete perdere tempo a trovare parcheggio, che in zona è difficile, c’è il servizio «Car valet».

Laura Vincenti (Corriere)

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