Da uno studio dell’Università di Pisa svela l’idioma segreto dei nostri amici a quattro zampe. I ricercatori hanno osservato per tre anni i comportamenti di 24 esemplari. Gli animali più sereni sono quelli che scodinzolano.
Quando girano la testa di lato non sono incuriositi da una frase. Semplicemente, sono stressati. Quando invece si leccano il naso vuol dire che stanno entrando per la prima volta in contatto con un altro loro simile. Comportamenti che siamo abituati a vedere quotidianamente rappresentano il codice segreto dei cani. Un linguaggio sconosciuto all’uomo, che invece gli amici a quattro zampe utilizzano per comunicare fra loro. Ascoprirlo è stato un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa. Il team si è reso conto che gli animali domestici, quando si incontrano, usano una serie di segnali «calmanti», grazie ai quali riescono a inibire la reazione aggressiva degli altri esemplari. La ricerca è stata eseguita dal dipartimento di scienze veterinarie dell’ateneo toscano, composto da Chiara Mariti, Caterina Falaschi, Marcella Zilocchi, Claudio Sighieri, Asahi Ogi e Angelo Gazzano. Sono stati loro a «codificare» la lingua dei segni segreta dei cani. I segnali più frequenti sono: girare la testa da un lato, leccarsi il naso, immobilizzarsi improvvisamente, accucciarsi per diventare più piccoli, sollevare la zampa anteriore. Aognuno di questi corrisponde una sorta di «resa». Insomma, gli animali comunicano ai propri simili di essere arrivati in pace, di non volere guai e ottengono dall’altra parte una reazione uguale. Non è la prima volta che si cerca di comprendere cosa ci sia dietro questi segnali, che gli uomini spesso interpretano in modo errato. Alla fine degli anni Ottanta era stata la dag trainer norvegese, Turid Rugaas, a descrivere alcuni atteggiamenti canini e a definirli «segnali calmanti» , in base alla sua osservazione ed esperienza quotidiana. Quello che cambia adesso, con lo studio pisano pubblicato sul prestigioso Jaurnal aJ veterinary behaviar, è che la tesi ha un reale fondamento scientifico. Per arrivare a queste conclusioni, gli scienziati hanno osservato nel corso di tre anni 24 cani: 12 maschi e altrettante femmine, analizzando i loro comportamenti quando si trovavano in contatto con i propri simili. Esemplari conosciuti e sconosciuti, di entrambi i sessi. In totale il team ha osservato ben 2 .130 diversi segnali calmanti, nel corso di 96 incontri. La maggior parte dei quali utilizzati al cospetto di cani mai conosciuti prima. Insomma, gli animali ricorrono alloro linguaggio pacifico soprattutto quando si incontrano per la prima volta, per evitare che un momento di gioco e conoscenza si trasformi in una rissa.
I SEGNI SEGRETI
Dallo studio è emersa una certezza: i segnali emessi dai cani cambiano in base all’animale che si trovano di fronte. Quando, per esempio, leccano compulsivamente la bocca dell’altro, nella maggior parte dei casi hanno di fronte un esemplare che già conoscono, e vogliono ribadire le proprie intenzioni pacifiche. Quando invece girano la testa da un lato, si leccano il naso, si immobilizzano o si allontanano vuol dire che sono di fronte a un cane mai visto prima e per questo sono un po’ stressati.
COME COMPORTARSI?
Conoscere questo linguaggio è molto importante, perché permette ai padroni di comportarsi nel modo migliore. Se durante una passeggiata il proprio amico a quattro zampe incontra un nuovo amico ma comincia a girare la testa di lato e a inumidirsi il tartufo, vuol dire che ha intenzioni pacifiche ma non è sereno. E allora, dicono gli esperti, potrebbe essere meglio allontanarsi. Se invece rimane tranquillo e scodinzola, si sente a suo agio ed è pronto per giocare. Secondo i ricercatori, l’emissione dei segnali calmanti riduce di circa 1’80% i potenziali comportamenti aggressivi. Che, a loro volta, di solito non sono mai preceduti da segni di resa. Insomma, osservando attentamente l’interazione fra gli animali è possibile capire come l’incontro potrebbe andare a finire. E prevenire, quindi, possibili zuffe.
I PRECEDENTI
Ma non è solo l’uomo a osservare e cercare di capire i propri amici a quattro zampe. Perché anche i cani provano a comprendere il nostro linguaggio. A confermarlo è uno studio condotto dall’Università di Lorànd Eotvos,in Ungheria, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Science. Dalla ricerca è emerso che gli animali sanno riconoscere le parole del linguaggio umano e le capiscono. Così come comprendono alla perfezione le intonazioni con cui vengono pronunciate. Per farlo utilizzano le stesse regioni del cervello che l’uomo attiva quando parla. Una capacità che, secondo gli scienziati, i cani potrebbero aver acquisito nel corso dell’evoluzione, quando sono stati addomesticati. Capire le parole «sembra non essere una capacità propriamente umana», confermano i ricercatori, «ma è una funzione più antica, che può essere sfruttata per collegare sequenze di suono a un significato». Questo è possibile perché il linguaggio non è fatto solo di parole. Ma anche di intonazioni. E sono proprio queste a permettere agli animali di capire di cosa si parla. Di comprendere, in qualche caso, anche il significato di un singolo vocabolo.
IL FUTURO
Insomma, l’interazione fra cani e amici umani è molto più semplice di quello che si pensi. Enel prossimo futuro potrebbe diventare ancora più immediata. Secondo un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Northern Arizona, negli Stati Uniti, entro dieci anni potrebbero essere messi a punto i primi dispositivi in grado di tradurre il linguaggio dei cani. La previsione deriva da una serie di ricerche che hanno coinvolto i piccoli cani delle praterie, roditori molto diffusi negli Stati Uniti. Il team ha scoperto che questi animali utilizzano una serie di versi, vere e proprie parole, per identificare oggetti o specifiche situazioni. Gli studiosi hanno così cercato di isolare i «vocaboli» in modo da creare un vero e proprio dizionario. Utilizzando la tecnologia dell’intelligenza artificiale, gli scienziati ritengono di poter creare un dispositivo in grado di tradurre simultaneamente questa lingua, il tutto entro dieci anni. E di poter così definitivamente entrare in contatto con gli amici più fedeli dell’uomo.
CARLO PIANO (La Verità)
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