Il sindaco si incensa in un libro. Ma non capisce che la città va avanti nonostante lui. E a fatica. E intanto gli immigrati sfondano il cranio ai passanti senza alcun motivo..
Milano 26 Gennaio – Sala da bagno. Il sindaco di Milano, in effetti, si piscia un po’ addosso: pubblica un saggio dal titolo pomposo (Milano e iI secolo delle città) e lo lancia con un’intervista sul Corriere in cui si pavoneggia come nemmeno Wanda Osiris al Gran Varietà. «Milano è una città sistemica», sdottoreggia, «che riconosce fra i suoi doveri quello di mettere al servizio del Paese il suo modello». Bisogna, insomma, «contagiare positivamente gli altri territori», diventare esempio «virtuoso» per l’Italia, trasformarsi in guida nazionale e aiutare il Paese a uscire dal tunnel. E se poi l’Italia non ci segue, «Milano si rivolgerà all’Europa», conclude Sala da bagno, con tono più minaccioso di un rubinetto che perde.
Oggi (ndr ieri) il libro sarà presentato in pompa magna. Forse il sindaco sperava in un bagno di folla, si capisce. Ma per il momento deve accontentarsi di un bagno d’umiltà. Mentre le sue parole sul «modello Milano» venivano stampate sul giornale infatti, un immigrato camerunense un po’ sbandato, perfetto esponente del «modello inclusivo» che tanto piace a Beppe Sala, ha deciso di prendere a sprangate la «città sistemica» e «l’esempio virtuoso» dell’accoglienza. Il che non sarebbe stato nemmeno particolarmente grave se nel frattempo non avesse preso a sprangate anche un passante che non c’entrava assolutamente nulla, né con il neo Kabobo impazzito né tanto meno con la «città sistemica». Sperava solo di poter tornare a casa senza aver la testa fracassata, povero illuso.
Invece, niente: nella «città sistemica», nel «modello inclusivo», nella città che si propone come esempio per l’Italia intera, grazie anche alle marce pro immigrati capeggiate dal sindaco Sala, ritornare a casa senza avere la testa fracassata, è un’impresa. Se non ci credete, provate a passare per la stazione Centrale appena scende il buio, se siete coraggiosi. O provate ad avvicinarvi al boschetto della droga di Rogoredo, che ogni tanto viene ripulito a favor di telecamera, ma poi resta sempre terra di nessuno, come dimostra il fatto che l’altro giorno ci hanno trovato l’ennesimo cadavere. Milano vuole «contagiare gli altri territori d’Italia, caro sindaco? D’accordo. Ma fossimo negli altri territori d’Italia, per lo meno, faremmo il vaccino. Più che un contagio, rischia di essere un’epidemia mortale.
Non che a Milano non si viva bene, per l’amor del cielo. Qui si e sempre stati un passo avanti agli altri, e poi adesso c’è anche stata l’onda lunga dell’Expo come il sindaco Sala sa bene dal momento che quell’onda l’ha cavalcata, beccandosi pure un rinvio a giudizio per gli appalti (gli italiani non lo sanno perché erano troppo impegnati a discutere di Spelacchio, ma è successo). Anche sul fronte dei diritti civili, per dire, siamo avantissimo. E Beppe Sala non a caso è diventato un campione dei matrimoni omosessuali, un’icona del gay friendl, un faro del lesbo-translgbt. Il Comune di Milano, infatti, (e anche questa notizia è arrivata proprio nelle ultime ore) ha riconosciuto due bimbi nati con l’utero in affitto in California da una coppia gay: la legge nazionale non lo consente, la legge di Milano si. Abbasso la Costituzione, viva il panettone. E se l’Italia non ci segue, che si attacchi al trans.
Sia chiaro: che Milano sia stata sempre un po’ avanti nessuno lo mette in dubbio. Che guardi all’Europa, nemmeno. Quello che ci viene un po’ da dubitare, pur estasiati dal poderoso saggio del sindaco «a metà tra l’autobiografia e il manifesto programmatico», come recitano le veline ufficiali, è quanto di tutto ciò sia merito dell’attuale sindaco. Diciamocelo: questa è una città meravigliosa e fortissima, che è sopravvissuta a tutto, persino ai bombardamenti, persino a Formentini e Pisapia, figuriamoci se non sopravvive a un ex burocrate di centrodestra che si è buttato a sinistra dopo aver giurato «io non farò mai politica». Anzi, a pensarci bene, soprattutto guardando quello che sta facendo Sala, viene il sospetto che questa città (fatta salva qualche eccezione) riesca ad essere grande non grazie ai suoi sindaci, ma nonostante loro.
Magari Sala non se n’è accorto (ha una certa tendenza alle amnesie: gli capita anche con le ville al mare e in montagna). Magari era troppo impegnato a fare della sua autobiografia un manifesto programmatico (come il Re Sole). Ma noi speriamo che le due notiziole di ieri, quella delle sprangate e quella dell’utero in affitto, pubblicate proprio in contemporanea al suo fondamentale volume per il futuro del Paese, servano almeno a instillare un piccolo dubbio. A riportarlo con i piedi per terra. Che altrimenti rischiamo tutti. Ha svelato il sindaco che all’Expo volevano sostituirlo con Montezemolo, sì è salvato solo perché a differenza di Luca Cordero lui è un gran lavoratore. Ecco, benissimo, noi non vorremmo che a qualcuno venisse la stessa idea anche per il Comune come per l’Expo: siamo convinti che Milano resiste a tutto ma non vorremmo metterla alla prova con Montezemolo, forse sarebbe troppo. Però, ecco, considerati i risultati, caro Beppe, non è che potresti lavorare un po’ di meno? Così giusto per evitarci il rischio, un Kabobo dopo l’altro, di passare direttamente dalla Sala-da-bagno al bagnoturco…
Mario Giordano (La Verità)
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