Milano 28 Gennaio – Si rattoppa, si aggiusta, quasi sempre all’ultimo momento, improvvisando, mettendo una pezza là dove bisogna medicare, non importa se possono esserci ricadute negative, l’importante è che il treno vada, che la politica dia il senso del fare, senza una visione strategica, senza l’intervento di esperti, ma degli amici degli amici, giusto per non interrompere il viaggio, giusto per far vedere che le riforme si fanno. Non importa come, se con legni di convenienza politica o altro. Non importa se poi falliscono o evidenziano il pressapochismo e la furbizia smaccata di un Governo. Non importa se, per non interrompere l’onda di consensi, si danno regali con il solo scopo di rattoppare un partito. L’arte del rattoppo è là a sghignazzare e si sente importante, riverita, blandita come un salvatore della patria, fino a quando il rattoppo salta, ci sono i morti, sul binario del lavoro, della fatica, delle piccole speranze quotidiane. E ci sono i morti di rassegnazione, di delusione. Ci sono i poveri, i giovani disoccupati, vittime di tanti rattoppi promessi o realizzati con i legni dell’improvvisazione, senza una strategia costruttiva, organica.
Si cercano ovviamente i responsabili di tanta superficialità «per rispettare il dovere di assicurare, con scrupolo e rigore, la sicurezza dei passeggeri», dicono in Procura. Rigore, sicurezza e giustizia sociale, cancellando i rattoppi, con una visione rivoluzionaria è ciò che gli italiani vorrebbero nel prossimo governo.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano