Consiglio di Stato dice no ai corsi solo in inglese del Politecnico

Milano

Esulta l’Accademia della Crusca: “Finalmente, una volta tanto, è arrivata la pronuncia definitiva che dà ragione totalmente e integralmente alla lingua italiana. Una bellissima vittoria”

Milano 1 Febbraio – No ai corsi soli in inglese al Politecnico: è la decisione del Consiglio di Stato, che ha confermato una sentenza già emessa dal Tar nel 2013. E ha bocciato la decisione dell’ateneo di organizzare, solo in lingua inglese, interi corsi di laurea magistrale e dottorati.

La decisione del Politecnico risale al 2012, quando il Senato accademico aveva votato e approvato una delibera che prevedeva che, dal 2014, gli insegnamenti fossero solo in lingua straniera. Contro quesa decisione un gruppo di docenti aveva fatto ricorso al Tar, che nel 2013 aveva dato loro ragione e bocciato la decisione dell’ateneo. Che, a sua volta, si era appellato al Consiglio di stato insieme con il ministero. La decisione di secondo grado dei giudici amministrativi conferma però quanto già stabilito in primo grado da via Corridoni.

Il Consiglio di Stato si è mosso sulla linea di quanto già deciso, l’anno scorso, dalla Corte costituzionale: la Suprema Corte si era espressa in merito alla legge Gelmini del 2010, a cui il Politecnico aveva fatto riferimento per introdurre i corsi solo in inglese. La Consulta aveva, in quell’occasione, detto sì alle lezioni in lingua straniera. A patto, però, che a queste si affiancassero anche le lezioni in italiano. Sulla stessa linea, allora,

 la nuova sentenza del Consiglio di Stato, che di fatto mette la parola fine a un’epopea iniziata ormai quasi sei anni fa.

Esulta l’Accademia della Crusca, che sul sito ha pubblicato la sentenza dei magistrati amministrativi: “”Finalmente, una volta tanto, è arrivata la pronuncia definitiva che dà ragione totalmente e integralmente alla lingua italiana. Una bellissima vittoria”, dice il presidente dell’Accademia, Claudio Marazzini. (Repubblica)

. «Accoglie in pieno le nostre ragioni. Dimostra tutta la lesività della decisione impugnata. È una vittoria non soltanto nostra, è una vittoria della ragione e della cultura», dice Maria Agostina Cabiddu, che è docente di diritto amministrativo al Politecnico ed è anche l’avvocato dei 300 docenti ricorrenti contro la delibera del Senato.

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