Milano 1 Febbraio – In attesa di conoscere il vincitore delle prossime elezioni politiche – se mai ci sarà uno schieramento in grado di conquistare una maggioranza chiara il 4 marzo – la farsa dell’accoglienza dei richiedenti asilo ha già ipotecato i prossimi mesi. Sono stati pubblicati in questi giorni, infatti, i nuovi bandi delle prefetture lombarde per trovare associazioni onlus, alberghi e residence in grado di ospitare gli immigrati. Le cifre non sono irrisorie, anzi: 29 milioni di euro per ospitare 2.500 persone tra Varese e provincia, 26 milioni per 3.700 richiedenti asilo nel Pavese, altri 10,7 milioni per un migliaio di immigrati da ospitare a Lodi. In totale fanno 70 milioni di euro per proseguire lo schema fallimentare già provato in questi anni: bypassando i sindaci, il governo parcheggia i richiedenti asilo per mesi e mesi in strutture pagate dai contribuenti, senza un vero percorso di integrazione. E, soprattutto, senza nemmeno sapere se queste persone avranno titolo per restare qui (se va bene lo sapremo tra un anno e mezzo, considerati i tempi di valutazione delle domande d’asilo). Non ha quindi tutti i torti Paolo Grimoldi, segretario della Lega lombarda, quando sottolinea la «montagna di denaro per assicurare ai richiedenti asilo telefonino, pocket money e trattamento da albergo, alla faccia dei nostri pensionati e dei nostri disoccupati».
Il prossimo governo, di qualunque colore, si troverà un piano di accoglienza già predisposto, con cooperative e associazioni da pagare e migranti da distribuire a 35 euro al giorno. Senza la minima speranza di veder integrare queste persone e – aspetto inevitabile – facendo crescere l’insofferenza dei cittadini lombardi verso la creazione dei piccoli ghetti, soprattutto nei paesini più piccoli.
Facendo una stima, se ci basiamo sulle percentuali attuali almeno due profughi su tre si trasformeranno in cittadini irregolari quando verrà esaminata la loro domanda. Quindi avremo speso più di 40 milioni per ospitare i clandestini. Un sistema insostenibile, che però Palazzo Chigi continua a perpetuare.
Massimo Costa (Libero)
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