Il grande gelo: su lavoro e strategie Luigi Di Maio non convince gli imprenditori

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Milano 3 Febbraio – Ad esempio, Mattia Macellari, presidente del gruppo giovani imprenditori di Assolombarda:

Mattia Macellari

«C’è un problema scuola, e c’è un problema di disoccupazione. Le nostre aziende sono riuscite a superare la crisi, voi parlate di stabilizzare il precariato… Ma non basta, dovremmo entrare a gamba tesa…». Già la domanda appare (educatamente) polemica, tra quelle che vengono rivolte a Luigi Di Maio alla fine dell’incontro con il leader del Movimento Cinque stelle organizzato ieri dagli imprenditori milanesi, nell’auditorium di via Pantano. E anche il presidente Carlo Bonomi, che chiede lumi sulla futura strategia energetica nazionale al candidato premier: «La Cina sta investendo in nuove tecnologie, sfornano un milione di ingegneri l’anno, e parte della nostra industria — come l’automotive — potrebbe restare spiazzata». Sulla Cina Di Maio risponde che «ci preoccupa, la Cina, dobbiamo stare molto attenti», ma è una risposta che non viene ritenuta sufficiente, e anche sull’energia, risponde che «bisognerebbe ristrutturare energeticamente le case degli italiani, come si è fatto in Germania. Ma l’ecobonus non funziona…». E avanti così, tra molti volti scettici, Di Maio non è riuscito a sfondare tra gli imprenditori di Milano, Lodi, Monza e Brianza, cioè con l’associazione più importante di Confindustria. Così alla fine esce anche Bonomi, e dà la linea: «Abbiamo avuto una buona impressione. Alcune posizioni sono ovviamente diverse, ma confrontarsi è sempre utile, perché un Paese che non si confronta è un Paese che non ha voglia di crescere». Quindi si arriva sul tema lavoro, e Bonomi difende il Jobs Act, sottolineando le distanze tra la platea che sta sciamando fuori e il candidato Di Maio. «Divergenze? Sicuramente sull’articolo 18. Noi crediamo che il Jobs Act non debba essere smontato. Sul tema delle politiche attive concordiamo entrambi che, al momento, non sta dando i suoi frutti, però non smontiamo una riforma che è positiva. Lavoriamo per migliorare il tema delle politiche attive». Bonomi ha anche scherzato con chi gli domandava se cinque anni fa si sarebbe mai aspettato di dialogare con un esponente dei 5 Stelle: «Non so se cinque anni fa il Movimento 5 Stelle pensava di incontrare il presidente di Assolombarda». E tra quelli che se ne vanno — non proprio entusiasti — spicca uno come Piero Camurati (azienda biomedicale), che dice: «L’incontro è stato molto interessante, e diciamo anche che è stato bravo. Ma non mi ha convinto. Qui manca una storia, personale e del partito…». Esce anche Gualtiero Pasquarelli, industriale farmaceutico, «interessante da ascoltare, non è uno stupido… si vede che si è preparato». Ma alla domanda se lo ha convinto, e se voterà 5 Stelle il prossimo 4 marzo, risponde che molto probabilmente no, non li sceglierà. E anche Rosario Benedetti (Benefin), dice di aver notato «molto sorvolo», vale a dire che «è un po’ come parlare del tempo, oggi piove, poi il tempo migliorerà, e magari tra una settimana ci sarà il sole, parole così». Detto questo, «data la situazione che c’è, con i giovani che non hanno lavoro, i laureati che se ne vanno all’estero, perché no? Potrei dare a loro il mio voto. D’altra parte l’ultima volta ho tirato la monetina, che è caduta su Forza Italia, ma poteva anche cadere sul Pd». La nuova giornata milanese di Di Maio si è conclusa in un clima più cordiale. La cena organizzata dall’associazione Casaleggio in un music club in zona Calvairate. Tra gli invitati, molti parlamentari, ma anche imprenditori. Non per parlare di politica, ma per gettare le basi per Sum02, la seconda kermesse di Ivrea che si svolgerà in aprile.

Brunella Giovara e Andrea Montanari (Repubblica)

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