La osservo mentre sonnecchia, mi giro un attimo ed è già sparita. Non la sento arrivare, me la trovo come per magia sul divano.
I gatti hanno un fascino indescrivibile. Alle volte penso siano dotati di poteri magici; li osservi mentre si stanno lavando, oppure sonnecchiando, ti giri un attimo per spostare un oggetto e puff…spariti, volatilizzati. Viceversa capita di non sentirli arrivare e trovarseli d’improvviso li, vicino al tavolo, sulla sedia o sdraiati sul divano. È come se avessero il dono del teletrasporto, come i Dragonball o i Pokemon. Forse è perché sono silenziosi nei movimenti, sono delle piume viaggianti…sono dei felini. I signori Beltrami mi portarono la loro micia in ambulatorio mesti mesti: avevano perso la speranza di guarire la piccola pantera come la soprannominavano. Il suo nome era Houdini. L’avevano trovata intirizzita ai margini di un vicolo, tutta bagnata e sporca. Il nome era nato spontaneamente perché già in macchina, nonostante le sue condizioni precarie, era riuscita a far perdere le sue tracce. Aveva circa 4 mesi, nera, a pelo lungo, con il muso un poco schiacciato, tipo razza persiana. Non avevano un trasportino e la gatta era stata avvolta in una coperta color lilla. Perla sua età era sotto peso e taglia, anche se l’appetito non le mancava. All’inizio pensavano fosse un maschio ed invece alla prima visita veterinaria ci fu subito una sorpresa «È una femmina» dichiarò perentoriamente il veterinario che avevano interpellato quella volta. Il nome comunque non lo cambiarono perché a loro sembrava il più azzeccato. Il motivo della visita era dovuto al fatto che da circa un mese soffriva di una dissenteria ribelle a qualsiasi terapia . Più di un veterinario l’aveva già curata, erano state utilizzate parecchie terapie ma senza il minimo risultato.
I signori Beltrami mi raccontarono in maniera approfondita l’intera storia della micia, soffermandosi su particolari importanti. Prima di visitarla posi loro numerose domande per inquadrare ancora meglio il problema.«Quando ha iniziato ad avere dissenteria?» loro chiarirono «Da un mese, ed ogni giorno ha almeno quattro, cinque scariche. A volte compare anche sangue». «Cosa mangia Houdìni?» domandai sempre più interessato appoggiando le mani sul tavolo visita. «Cibo per gatti e ogni tanto carne cruda. Non abbiamo cambiato tipo di alimentazione e la micia vive esclusivamente in casa; non ha nessuna possibilità di mangiare porcherie all’esterno. Non abbiamo altri animali» risposero. Volli conoscere tutte le terapie che erano state effettuate e le reazioni da parte della micia. Nessuna cura le aveva giovato. Misurai la temperatura e palpai bene la pancia, la micia era così magra che riuscii a fare una lista ordinata di tutti gli organi contenuti nell’addome. A parte molta aria nell’intestino, fermentazioni, nulla di articolare mi aiutò a fiutare una diagnosi. Eseguii una radiografia in due proiezioni, dorso ventrale e latero/laterale, che confermò la presenza di mia nell’intestino, ma niente altro. Ordinai al laboratorio di svolgere una coprocoltura con antibiogramma. Anche questo esame, comunque, non mi aiutò ad emettere un responso. I proprietari erano costernati, la micina viveva nel loro appartamento, andava sui letti, dappertutto. Il problema era che sovente aveva la coda imbrattata e le sue tracce dovevano essere ripulite subito. Non avevano più intenzione di spendere altri soldi, e rifiutarono in maniera categorica il mio consiglio di portarla a visitare presso una grande e rinomata clinica di Gallarate. «Dottore -mi dissero francamente -Siamo arrivati alla conclusione che è meglio addormentare per sempre Houdini. In queste condizioni non possiamo nemmeno regalarla ad amici. Ci piange il cuore, ma non ce la facciamo più a gestirla.
Se abitassimo in una casetta con giardino, la faremmo vivere fuori di casa ed il problema non ci sarebbe; però la povera micia continuerebbe ugualmente a sporcare male. La sua salute, col tempo, sarebbe minata». A quelle parole io proposi: «Datemi ancora una possibilità, e cioè lasciatemi fare una aparatomia esplorativa. In definitiva, vorrei andare a vedere dentro nella pancia di Houdini. Se poi troverò un disastro inoperabile non la sveglierò pìù ». I signori Beltrami si guardarono in faccia; l’espressione di entrambi non fu entusiasta, tutt’altro, ma il marito mi lasciò giocare questa ultima chance. «Eva bene Dottor Manca, provi»si sbilanciò come un giocatore d’azzardo che rilancia il piatto «Ma come ha detto lei, se dovesse evidenziare un problema senza soluzione, fermiamoci qui e niente di più». «Sta bene -risposi alzandomi dalla sedia -Lasciatela a me, l’opererò appena dopo la chiusura dell’ambulatorio, e stanotte dormirà a casa mia, così per qualsiasi problema potrò assisterla». I signori furono d’accordo. La salutarono affettuosamente mentre faceva le fusa, sembrava avesse compreso il loro stato d’animo. Prima di uscire dallo studio il signor Beltrami mi prese sotto braccio e con aria innocente mi rifilò ancora un’importante raccomandazione «Dottore, non dovrei dirglielo perché lei ha certamente più esperienza di noi sui gatti, chissà quanti ne vede al giorno, ma stia attento perché la nostra micia è una maga nel dissolversi nel nulla. Pensi che poco tempo fa non la trovavamo più, e non era la prima volta; dopo aver cercato per tutta la casa in ogni angolo, la scovammo appisolata dentro un vaso da fiori in ceramica, vuoto, sull’ultimo piano della libreria. È imbattibile nel nascondersi. Non è il primo gatto che adottiamo, ma Houdini è senza pari. Dottore, anche se sarà tardi, terminato l’intervento, ci faccia una telefonata; non riusciremmo a dormire. È nelle sue mani». «State tranquilli, lo farò; è come se fosse la mia gatta» assicurai sorridendo divincolandomi dalla sua stretta. Dopo aver servito l’ultimo cliente, misi Houdini nel trasportino.
Lo chiusi per benino, la caricai in macchina e ci dirigemmo verso Intra, dove abitavo appena sposato. Sempre in questo paese c’era un ambulatorio veterinario al quale mi appoggiavo per gli interventi chirurgici. La micia miagolò tutto il tempo e nemmeno il piccolo peluche, a forma di topolino, che le avevo sistemato nella gabbietta per farle compagnia, riuscì a distrarla. A quei tempi mi aiutava ad operare un collega in pensione, Francesco; era una sicurezza lavorare con lui, i suoi consigli erano preziosi e, nonostante avesse parecchi anni più di me, prendeva sempre in considerazione le mie idee. Preparammo la sala operatoria. Non avevo idea di cosa avrei trovato all’interno della pancia del felino, per cui predisponemmo tutto per eventuali sorprese. Decidemmo insieme il tipo di anestesia da approntare. Houdini non fece nessuna reazione alle iniezioni ed in pochi minuti fu addormentata. Tosammo il suo addome, lo disinfettammo più volte e, dopo aver indossato camicie guanti sterili, iniziammo l’intervento. Ero visibilmente curioso di capire cosa celava Houdini. Fu sufficiente una piccola incisione per creare una breccia adeguata a visionare i suoi visceri. Non c’era nessun versamento e fegato, pancreas, stomaco, reni, non mostravano alcun segno di sofferenza. Passai tra le dita tutto !’intestino, non trovai alcuna alterazione al tatto. Solo un piccolo tratto, di pochi cm, era più scuro. Mi insospettii e, non avendo evidenziato altro, decidemmo di incidere quella porzione di intestino tenue. Subito si presentò un qualcosa di strano, traslucido; presi una pinza emostatica e, con delicatezza, entrai nella minuscola apertura. Non credevo ai miei occhi. Estrassi pian piano una pellicola trasparente (quelle che si utilizzano per proteggere la freschezza degli alimenti) delle dimensioni di un foglio A4. Restammo ad osservarla increduli mentre la srotolavo per controllare se conteneva altre porcherie. (Segue) .
DIEGO MANCA (Libero)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845