Via Varsavia: i cittadini fanno le ronde, troppi rom

Milano

Tre volte a settimana un gruppo di abitanti presidia la zona per segnalare problemi e disagi

Milano 7 Febbraio – Non vogliono chiamarsi «ronde cittadine», però alla sera, almeno ire volte la settimana, girano per il quartiere per controllare, fotografare e riferire quanto succede alle forze dell’ordine. Ma soprattutto per dimostrare «che non ci barrichiamo in casa. Che questa è la nostra zona e non è la terra di nessuno». E lo vogliono far notare in particolar modo alle famiglie rom che da qualche mese stazionano con i loro camper in via Varsavia, a ridosso delle entrate dell’Ortomercato e accanto al parco Alessandrini.

«Non vogliamo intervenire quando notiamo delle irregolarità» spiega Lorena S., 56 anni, ex funzionaria di una multinazionale e ora mamma a tempo pieno, «perché non è di nostra competenza, noi vogliamo solo riportare a chi di dovere i continui disagi che i rom creano nella zona quotidianamente».

Gli zingari in questione sono di origine bosniaca, sono gli stessi che il sindaco di Trezzo sull’Adda qualche mese fa è riuscito a mandar via. Si sono accampati con una quindicina di veicoli tra camper e furgoni. Complessivamente sono una settantina di persone, tra cui diversi bambini. Minori che, a detta di mold residenti, non vanno neppure a scuola.

«Purtroppo da quando questa caravana si è insediata nel quartiere» prosegue Lorena, «è aumentato il disagio per chi abita qui. Sono aumentati i furti in appartamento e gli atti vandalici: all’interno del parco Alessandrini, ad esempio, di recente è stato incendiato lo spazio riservato ai giochi dei ragazzi. E il degrado, compresi escrementi non solo di animali, lo trovi un po’ dappertutto. Se lei va a fare un giro al parco, non incontrerà un italiano. Soltanto zingari ed extracomunitari».

Così, visto che i continui appelli all’assessore alla sicurezza, Carmela Rozza, e al comandante della polizia locale della zona sono finora caduti nel vuoto, una decina di persone del quartiere si dà appuntamento alle 21.30 in viale Molise e fino alle 24 perlustrano le vie più a rischio, in particolar modo via Varsavia, Maspero e Turchino.

«In genere» aggiunge Lorena, «ci si trova due, tre volte alla settimana. Certo, sarebbe più comodo starsene in poltrona a leggere un libro o davanti alla televisione, ma pensiamo che il nostro sia un atto di civiltà e prima o poi vinceremo la nostra battaglia».

Sulla stessa lunghezza d’onda Diana A., 49 anni di origine russa, da 20 anni in Italia, sposata con un italiano e madre di una bambina di 12 anni. «Da quando 16 anni fa mi sono trasferita qui” racconta, “ho visto crescere anno dopo anno il livello di degrado: sporcizia diffusa, vandalismi, imbrattamento dei muri, vagabondaggio ed aggressioni ad anziani. Per non parlare dello spaccio di droga anche di fronte alle scuole o nei giardinetti pubblici. Ho sperato nelle istituzioni, ma niente. Poi lo scorso 20 settembre nostra figlia è stata aggredita, da un branco di rom, vicino al parco Alessandrini. E anche in quella occasione le forze dell’ordine non si sono viste. Siccome non sono abituata a rassegnarmi, ho deciso di aggregarmi al gruppo di cittadini, per cercare di presidiare in qualche modo il nostro quartiere anche di notte. L’obiettivo? Dissuadere i protagonisti di certe nefandezze dal proseguire nel loro intento. Certo non è facile: di recente un giovane è stato picchiato da quattro rom per futili motivi mentre beveva un caffè al bar, sottocasa». Paolo Bassi, presidente del Municipio 4, va all’attacco: «Prima ancora che i cittadini arrivassero all’esasperazione, avevamo chiesto con una delibera al Comune di affrontare di petto la situazione delle carovane. Visto che il sindaco è anche assessore alla Sicurezza, adesso a maggior ragione intervenga».

Sulla questione nomadi in via Varsavia, si era espresso di recente anche Francesco Rocca, presidente commissione sicurezza e verde del Municipio 4, invitando il Comune ad «interventi più mirati che non si limitino all’allontanamento dei veicoli, perché una volta rientrate le pattuglie della polizia locale, i nomadi ritornano sul posto». Già allora Rocca aveva fatto presente l’esasperazione degli abitanti « al punto da organizzarsi con passeggiate serali per frenare e tenere sotto controllo la situazione».

Michele Focarete (Libero)

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