Milano 10 Febbraio – Perché parlare della Melegatti? Perché la sua sopravvivenza è una vittoria dei lavoratori e del loro senso di responsabilità. Perchè la loro determinazione ricorda la forza degli italiani anni 50. Perché sono un esempio. Scrive Manila Alfano su Il Giornale “Melegatti ormai ha il gusto di una favola dal sapore anni ’50. Miracolo tutto made in Italy del fare, del rimboccarsi le maniche e lavorare, nonostante la cassa integrazione e nonostante tutti davano già per persa la partita. Eppure Melegatti ce la fa. Per la seconda volta, dopo il miracolo del pandoro di Natale ora è la volta delle colombe pasquali. La produzione non si fermerà. Andrà avanti grazie alla Hausbrandt, il colosso trevigiano famoso per il caffè. L’azienda ha già assunto la procura generale per finanziaria la campagna vendite straordinaria per Pasqua. Un salvataggio insperato che viene in soccorso dei centocinquanta lavoratori che temevano di essere nuovamente cassintegrati dopo mesi e mesi di tribolazione. «Il Gruppo Hausbrandt Trieste 1892 Spa acquisisce la procura generale per la campagna pasquale di Melegatti – si legge in una nota – e la produzione delle colombe, scongiurando così la chiusura dell’azienda e salvaguardando la storia e la tradizione dello storico marchio veronese». L’obiettivo di questa operazione è rilevare l’azienda veronese per risanarla e creare un «grande gruppo Made in Veneto per proporre al consumatore di oggi e soprattutto di domani una selezione di prodotti mixando le potenzialità di entrambe le realtà». Azienda italiana che salva un’altra azienda italiana.
L’obiettivo – si legge inoltre nella nota della Hausbrandt – è quello di «far ripartire la produzione in tempi brevissimi». Un sospiro di sollievo lo possono tirare i lavoratori- vera anima di questa impresa che nonostante le serrande abbassate si sono organizzati (a spese loro) in turni per non far morire il lievito madre. Impasto che resiste dal 1894. Da quando Domenico Melegatti inventò il pandoro. Un tesoro che i dipendenti non hanno voluto far morire. E che oggi riacquista ancora più valore.”
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