Milano 11 Febbraio – Un progetto europeo per integrare nel mercato del lavoro richiedenti asilo, rifugiati e relativi familiari, con il Comune di Milano in qualità di capofila. Si tratta di Fab (fast track action boost), e dal canto suo Palazzo Marino dovrà individuare due profili esterni – un Project Manager e un Financial Officer, definizioni rigorosamente in english – per le attività di gestione e monitoraggio del progetto, che avrà durata triennale. Ora, il rifugiato (status riconosciuto dalla convenzione di Ginevra del 1951, che l’Italia ha integrato con la legge 722 del 1954) dal punto di vista giuridico-amministrativo è un individuo al quale si offre rifugio perché nel proprio paese d’origine potrebbe essere vittima di persecuzioni legate a motivi di razza, religione, nazionalità, opinione politica o appartenenza a un determinato gruppo sociale (questa la definizione da manuale). Cosa ben diversa è il richiedente asilo, al quale lo status di rifugiato (o altre forme di protezione internazionale) potrebbe anche essere negato, costringendolo al rimpatrio o, nel peggiore dei casi, a una permanenza illegale sul nostro territorio. Essendo il bando indirizzato a entrambe le categorie, si potrebbe verificare la spiacevole eventualità che l’amministrazione investa tempo ed energie – i fondi sono europei – nella formazione di persone che da qui a tre anni potrebbero essere rimpatriate nei loro luoghi di provenienza. Nel dettaglio, saranno circa 50 gli stranieri selezionati. Il progetto prevede la presa in carico di «soggetti immigrati» ai quali sarà insegnato come redigere in maniera corretta un curriculum, frequentando corsi di formazione. 11 Comune – in collaborazione con Mol Metropolitana – dovrà identificare progetti che facilitino il processo di integrazione degli immigrati nel mondo del lavoro. E se i frequentanti nel frattempo si fossero tramutati in « irregolari»? Dal Comune specificano che cercheranno di selezionare i profili che con ogni probabilità dovrebbero ricevere risposta affermativa alla loro richiesta di asilo, e che sul totale dei selezionati i rifugiati costituiranno la maggioranza. Del resto – concludono – fino a quando non viene presa una decisione definitiva dalle autorità competenti (in Italia è la Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato), il richiedente ha diritto di soggiornare regolarmente nel paese, anche se è arrivato senza documenti d’identità o in maniera irregolare. Un modus operandi che il centrodestra boccia su tutta la linea: per il capogruppo leghista Alessandro Morelli il progetto rispecchia alla perfezione la «falsa politica d’integrazione» perseguita dalla sinistra, «che sta riempiendo l’Italia di personaggi che dovrebbero essere espulsi e che invece ci costano 4 miliardi di euro l’anno». Per il candidato parlamentare della Lega «il problema è a monte. In un paese normale, alle richieste di asilo viene fornita una risposta nel giro di due settimane. Qui si lasciano masse di stranieri in un limbo, che può protrarsi anche per un anno e mezzo. Questo – conclude – non giustifica il Comune di Milano a investire tempo e energie nella formazione di individui che nel giro di un anno potrebbero essere rispediti a casa loro». Sulla stessa lunghezza d’onda Fabrizio De Pasquale (Fi): «Con iniziative come queste si continua a dare la precedenza agli immigrati, anziché ai disoccupati italiani. Energie impiegate a vuoto, se molti di questi richiedenti dovessero essere rimpatriati».
Andrea Cappelli (Libero)
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