Milano 11 Febbraio – Il ricordo dei martiri nelle foibe e il riconoscimento della Storia, dà nobiltà alla serata.
E se Sanremo è Sanremo, Armani è Armani. Michelle veste Armani nella prima e nell’ultima serata con regale eleganza. Uno stile davvero unico per il re indiscusso. Michelle ci ha fatto sognare la favola con Alberta Ferretti, dolcemente retrò con Trussardi, divertente con Moschino. Sempre sul pezzo, autoironica, disponibile, professionale. Con un sorriso contagioso e spontaneo. Baglioni ha predisposto un Festival ricco, assolutamente riassuntivo della tradizione italiana. Si è speso con generosità anche se qualche sbavatura c’è stata, qualche lungaggine fisiologica, ma, si sa, non tutte le ciambelle vengono col buco…poi c’è la tensione, l’ospite che non è al meglio. Ed è un peccato, ma solo veniale.
La costruzione, le scelte dovevano piacere al grande pubblico e incontrare il gusto dei giovani e dei meno giovani. E così è stato visto il riscontro degli altissimi ascolti. Favino è stato Favino: attore versatile, ma a volte troppo recitati i suoi interventi. Non mi sembra abbia creato empatia, ma sfoggio di bravura. D’altronde manca di esperienza televisiva. I suoi monologhi a volte sono stati inopportuni, considerati i tempi lunghissimi delle serate.
La regia si è affidata alle luci, ma a volte è risultata un po’ statica. 10 alla scenografia, di grande impatto.
Il passaggio dei cantanti non dà sorprese, diventa il rito un po’ noioso che si deve fare. Annalisa e Nina Zilli le più belle ed eleganti. In modo diverso, ma con personalità. Impeccabili. Un discorso a parte per Ornella Vanoni per l’allure innato e l’intelligente generosità nell’affrontare un Festival come concorrente.
In sintesi, nonostante i tempi morti e qualche forzatura, questo Festival merita un 8 pieno.
Le incursioni di Mina nelle pubblicità sono un grande rimpianto. Se Sanremo è Sanremo, Mina è Mina.
Laura Pausini fa promozione e si offre generosamente, ma la voce, forse, non è ancora guarita completamente. Ma infiamma la platea: una vera ovazione. Il suo è stato uno show molto coinvolgente.
Fiorella Manoia canta con l’abituale e inossidabile bravura.
Ron vince il premio della critica. Meritatissimo.
Lo Stato sociale vince il premio Lucio Dalla.
Ornella Vanoni vince il premio per la migliore interpretazione.
Mirkoeilcane per il miglior testo. Meritatissimo.
MaxGazzè per la migliore composizione musicale.
Vincono Ermal Meta e Fabrizio Moro con un testo che rappresenta l’utopia del cuore.
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Olga Molinari