Contate in segreto e poi subito distrutte. La mancanza di un verbale del sorteggio.
Milano 14 Febbraio – L’assegnazione ad Amsterdam dell’Agenzia europea delle medicine (Ema) — dopo un sorteggio con Milano — fu ufficializzata al Consiglio dei 27 ministri degli Affari generali del 20 novembre scorso. Ma ora emerge che non esistono prove documentali per garantire ai cittadini europei la regolarità e l’assenza di errori in quella procedura comunitaria, attuata con anomalie e segretezza praticamente senza precedenti, che raggiunsero l’apice nell’estrazione a sorte. I rappresentanti di Italia e Olanda non vennero nemmeno chiamati ad assistere da vicino. «Perfino nei tornei di bambini l’arbitro consente ai due capitani delle squadre di verificare come avviene il lancio della monetina…», ha detto un ambasciatore presente quel giorno.
Nessuna verifica
Le schede dei tre voti dei ministri sono state subito bruciate. La rapidità del sorteggio ha impedito verifiche preventive e successive. Soprattutto si decise di coprire tutto con la massima riservatezza. Quel 20 novembre non fu reso noto nemmeno il tipo di sorteggio. E dalla settimana scorsa il Consiglio dei governi Ue ha sempre rifiutato al Corriere ogni informazione su come avvennero i voti e gli spogli o la scelta della pallina nel bussolotto. È stato possibile ricostruirlo con contributi informali di ministri e ambasciatori presenti, che hanno privilegiato il valore della trasparenza all’impegno alla segretezza.
Gli euroburocrati
Ne è emersa la sorprendente pratica di far raccogliere i voti dei ministri ed eseguire lo spoglio solo al segretario generale del Consiglio, il danese Jeppe Tranholm-Mikkelsen. Cioè al capo dell’euroburocrazia interna, che aveva accolto e gestito — insieme al suo omologo della Commissione europea, l’olandese Alexander Italianer — la richiesta del governo dell’Aia di tenere segreta la parte della documentazione per la candidatura di Amsterdam (Annex i): verosimilmente per non far emergere l’impossibilità di avere pronti gli edifici per l’Ema, dopo il trasferimento da Londra a fine marzo 2019 per la Brexit, nelle date promesse.
Non conta molto cosa successe nei primi due voti con Milano al primo posto perché (con 19 città candidate) era di fatto impossibile raggiungere il quorum vincente. Ma anche nel ballottaggio finale tra Milano e Amsterdam, Tranholm avrebbe contato i voti da solo (in un’altra stanza) con l’unico controllo di garanzia del collega capo del servizio legale del Consiglio, il francese Hubert Legal. Un’occhiata esterna ai conteggi poteva darla di fatto solo il viceministro estone Matti Maasikas, presidente di turno della riunione.
La pausa saltata
L’Italia, rappresentata dal sottosegretario Sandro Gozi e dall’ambasciatore Maurizio Massari, e tutti gli altri Paesi sono stati tenuti a distanza fino al sorteggio. Tranholm l’ha attuato poco dopo l’annuncio del pareggio nel terzo voto (13 ministri per Milano e 13 per Amsterdam), eliminando la prevista pausa di 3o minuti (e la possibilità di concordare modalità di garanzia o controllare le due palline).
Vari ministri e ambasciatori sostengono che la mano nel bussolotto la mise Maasikas. Altri non sono sicuri. La confusione in sala tra le 27 delegazioni, dopo l’annuncio del pareggio e l’aspettativa della pausa, avrebbe impedito di vedere bene. Tranholm e Legal non avrebbero poi redatto il verbale di rito. L’obiettivo sarebbe stato far considerare questa procedura (e quella subito dopo con l’Autorità bancaria Ue data a Parigi) non comunitaria, bensì intergovernativa: quindi non impugnabile per l’inesistenza di un tribunale competente.
II ruolo del parlamento
Ma l’Europarlamento, unica istituzione Ue eletta dai cittadini, si è opposto. L’ha considerata una procedura con i soliti tre livelli Ue: proposta tecnica della Commissione europea, che ha esaminato le candidature per l’Ema, decisione dei governi e co-decisione degli eurodeputati (con voti il 12 marzo prossimo in commissione e in seguito in aula a Strasburgo). Gli europartiti, che rappresentano 28 Paesi, appaiono poco sensibili alle rivendicazioni di Milano. Ma hanno capito che le procedure «a porte chiuse» del Consiglio e della Commissione stavolta sono finite su giornali e tv.
II prossimo anno sono in programma le nuove elezioni europee. Tanti eurodeputati considerano cosa rischierebbero se approvassero questi metodi di governo, commissari e alti euroburocati con schede bruciate, bussolotti non controllati, verbali inesistenti addirittura per l’agenzia di controllo delle medicine, che dovrebbe essere fondamentale per tutelare la salute di circa cinquecento milioni di europei.
Ivo Caizzi (Corriere)
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