Milano 18 Febbraio – Irregolarità amministrative che hanno portato la Ragioneria dello Stato a non approvare alcuni rendiconti del 2014 e del 2015 di Expo spa. E indagini in corso sul finanziamento delle infrastrutture di trasporto la cui realizzazione era legata all’esposizione universale. Sono gli elementi di novità contenuti nella relazione del procuratore regionale della Corte dei Conti della Lombardia Salvatore Pilato presentata all’inaugurazione dell’anno giudiziario.
GLI APPROFONDIMENTI dei magistrati contabili su Expo vanno dunque avanti, come già reso evidente nelle scorse settimane dalla contestazione all’ex commissario unico Giuseppe Sala di un danno erariale da 2,2 milioni per i 6.000 alberi pagati 716 euro l’uno, ben più dei 266 di costo d’acquisto in vivaio. La stessa vicenda per cui l’attuale sindaco di Milano rischia il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio dopo che le indagini sono state prese in mano dalla procura generale, che in un procedimento parallelo accusa Sala di falso materiale e ideologico per la retrodatazione della nomina di due commissari di gara del maxi appalto della “piastra”. Tutte questioni su cui Sala è dovuto tornare ieri con i cronisti, poco dopo avere ascoltato dalle prime file le relazioni dei magistrati: “Spero di non venire rinviato a giudizio, ma se così fosse sarò ovviamente pronto ad affrontare la questione”. Tra gli accertamenti della Corte dei Conti non ci sono solo quelli legati all’inchiesta della procura generale. Ma anche, si legge nella relazione di Pilato, “gli atti e la relativa documentazione contabile trasmessa dal Mef – Ragioneria territoriale dello Stato di Milano-Monza-Brianza in sede di diniego dell’approvazione del rendiconto per gli esercizi finanziari 2014 e 2015”. Si tratta – spiegano dalla Ragioneria al Fatto Quotidiano – di alcuni capitoli relativi alle somme messe a disposizione di Expo dallo Stato, su cui sono state rilevate “irregolarità amministrative” che hanno portato la Ragioneria a non approvare la relativa rendicontazione. Per esempio spese di viaggio di cui non sono state rese disponibili le pezze giustificative, acquisto di prodotti o gare condotte con modalità non appropriate. Alcune decine di voci che prese singolarmente vanno ciascuna “da qualche migliaia di euro a circa 50mila”. C’è anche questo al centro delle verifiche della Corte dei Conti, oltre ad altre anomalie segnalate dall’Autorità nazionale anticorruzione riguardanti la realizzazione di infrastrutture di trasporto finanziate con risorse destinate a Expo. Come le “gravi disfunzioni e irregolarità – citate in una delibera dell’Anac dello scorso luglio – che non trovano giustificazione nelle deroghe per l’evento Expo 2015 e che hanno comportato notevoli incrementi di costo” nell’appalto del valore di 61 milioni di euro perla costruzione di un lotto della strada di collegamento Zara-Expo. A impegnare i magistrati contabili ci sono poi filoni già noti, come i 18 procedimenti di transazione avviati da Expo per la soluzione delle riserve, cioè gli extra costi di diversi appalti. E le forniture pagate con fondi di Expo per l’informatizzazione degli uffici del Palazzo di giustizia di Milano, al centro anche di una indagine della procura.
NON SOLO le beghe ereditate da Expo. L’inaugurazione dell’anno giudiziario è stata anche occasione per sottolineare i buoni risultati portati dalle nuove norme sul whistleblowing. “Una svolta”, secondo il presidente lombardo della corte Silvano Di Salvo: “In virtù della legislazione che ha predisposto dei meccanismi interni di segnalazione e rilievo delle anomalie sta emergendo una nuova cultura all’interno delle amministrazioni”.
Luigi Franco (Il Fatto Quotidiano)
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