La strana storia dei debiti delle case popolari

Milano

Trecentocinquanta milioni di euro. 350 milioni. 347, per la precisione. Tanto il Comune avanza dalle Case popolari secondo la Corte dei Conti. Che suggerisce di proseguire nella riscossione. O di transare i debiti di dubbia esigibilità. Fermiamoci. Per carità dell’Altissimo, fermiamoci. Altrimenti la testa rischia di girare e non solo. La notizia data così prefigura uno scenario che non esiste. Questo perché si ignorano alcuni dati, che vanno spiegati:

  1. La Corte dei Conti sta analizzando un bilancio e sulla base di questo dà dei pareri. Quello che NON fa è discutere della sostanza dei debiti iscritti negli attivi. Non dice, ad esempio, se quei soldi siano davvero dovuti. Si limita a constatar che ci siano delle pezze giustificative. Se e quando lo fa.

  2. Quando dice di transare, lo fa dando per scontato che i debiti esistano e le famiglie, semplicemente, non possano pagare.

  3. La Corte sconsiglia di sfrattare. E ci mancherebbe, se lo si fa dopo sei secondi gli devi dare un’altra casa. E questo dovrebbero spiegarlo anche alla Rozza nelle sue crisi di eccesso di zelo.

Io, invece, due considerazioni di sostanza le vorrei fare. La prima, è che i debiti del 2003 sono, nella maggioranza dei casi, inesigibili perché prescritti. L’unica speranza di rivederli è che qualcuno si sbagli e paghi il MAV. Ma altrimenti la gestione è stata così caotica che è assai improbabile rivedere un centesimo. Parlo di questa categoria perché davvero ci sono poste di quindici anni fa che si tramandano negli attivi di bilancio da allora. Il secondo problema è che, in effetti, il Comune ci ha provato questo dicembre a transare. Ha mandato, almeno nelle case MM, il conteggio dei debiti di ciascuna famiglia così come gli risulta da bilancio. Solo che. Solo che appena fatto si sono dovuti arrendere. Non hanno basi abbastanza solide per difendere le proprie pretese. Quindi hanno rinunciato. Non se ne esce, quei debiti hanno un problema: il Comune ha pagato i gestori, che hanno pagato i fornitori, senza accertarsi che quei soldi fossero sempre e comunque dovuti. Questo ha generato delle scritture contabili indifendibili. Tanto che, quando qualcuno chiede le minute dei debiti, MM si gira dall’altra parte. Non per incapacità, sia chiaro. Ma semplicemente perché non le ha, né mai le avrà. Cosa si voglia o possa transare in queste condizioni non è dato sapere. Di certo, onestà vorrebbe che si prendesse atto della realtà e si cominciassero a spostare di colonna quei debiti: da attivi di un futuro ignoro a perdite di un triste presente.

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