Milano 1 Marzo – Uno stabile a pochi passi da Sant’Agostino occupato abusivamente per otto mesi dai centri sociali, cinque persone arrivate a processo dopo che la Procura ha scremato le posizioni di decine di occupanti: tutte assolte per insufficienza di prove.
Per il giudice cioè, non è possibile stabilire che gli imputati hanno occupato l’edificio. Nemmeno se la Digos ha documentato la loro presenza all’interno in diverse occasioni.
La sentenza è stata emessa dalla Seconda sezione penale. La vicenda è quella dell’occupazione, l’11 dicembre 2015, dell’ex asilo di via San Calocero 8. L’immobile di proprietà privata era vuoto da tempo. In prima fila giovani della «Rete studenti Milano» ed esponenti del Lambretta e dello Zam. Lo spazio, poi sgomberato dalla polizia la mattina del 9 agosto 2016 con protesta estrema degli abusivi rifugiati sul tetto, prese il nome di Zip-Zona indipendente politica. I cinque antagonisti processati, difesi dagli avvocati Mirko Mazzali e Giuseppe Vella, rispondevano di «invasione arbitraria» di edificio. L’accusa, rappresentata dal pm Piero Basilone, aveva documentato la presenza degli imputati nell’edificio. Erano stati sorpresi all’interno in più di un’occasione, uno di loro persino beccato a buttare la spazzatura. Due erano stati identificati dalla Digos il giorno dopo l’occupazione. Gli agenti avevano bussato alla porta e si erano sentiti rispondere: «Non potete entrare, questo da oggi è uno spazio occupato. Sarà destinato ad attività ricreative e culturali». I ragazzi, quindi, avevano candidamente ammesso il reato di cui poi sono stati accusati.
Il pm aveva chiesto condanne a quattro mesi di carcere (sei in un caso, perché l’imputato era recidivo). Il giudice però ha assolto tutti. Per la Corte, gli antagonisti sono «estranei» ai fatti, non è cioè provato in modo univoco che abbiano alloggiato nell’ex asilo per mesi.
Le difese hanno tra l’altro sostenuto che gli imputati non sono stati visti nel momento esatto dell’«invasione» e che l’aver trascorso del tempo nello stabile non sia sufficiente per incriminarli. Una sentenza della Cassazione del 2014 (la numero 30890) afferma però il contrario. Dice che «è sufficiente l’introduzione nell’immobile altrui al fine di occuparlo o di trarne altrimenti profitto». E aggiunge: si tratta «sostanzialmente di un reato istantaneo che, allorché l’occupazione si protragga nel tempo, assume la caratteristica di reato permanente giacché la situazione realizzata (inerente alla violazione del diritto altrui mediante l’abusivo insediamento nell’immobile altrui) permane fino a quando l’agente abbandoni l’immobile, non già come semplice effetto di un comportamento antigiuridico iniziale, ma come permanente violazione della legge penale». Dopo l’infrazione iniziale quindi, se l’occupazione continua il reato diventa permanente.
Cristina Bassi (Il Giornale)
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