Morto per il freddo un senzatetto italiano di 47 anni in via Vittor Pisani. Gli ospiti delle strutture pubbliche per i due terzi sono immigrati. Il centrodestra: «Luoghi poco sicuri»
Milano 1 Marzo – Nella Milano del post Expo si può ancora morire di freddo, soli e in mezzo a una strada. E successo lunedì notte a un senzatetto 47enne, residente a Pademo Dugnano, in via Vittor Pisani dove da tempo si accampano gruppi di clochard e stranieri allo sbando. Massimiliano R., per tutti “il Max” era un cosiddetto clochard “di ritorno”. Prima di diventare un senzatetto, aveva infatti una vita normale: una moglie e un lavoro di discreto successo. «Faceva lo chef, e aveva lavorato in alberghi e ristoranti, anche di lusso e guadagnava anche bene» racconta un altro clochard che lo conosceva.
Ora, il punto nodale della questione è essenzialmente uno: dei 200 senza fissa dimora infagottati nelle loro coperte in qualche angolo della metropoli che ancora non ne han voluto sapere di entrare nei centri di ricovero, solo 8 hanno accettato l’offerta del Comune. Tutti gli altri han preferito sfidare il gelo. A fornire i numeri è stato il sindaco Sala, con un post su Facebook.
Del resto, è una dinamica ormai nota che diverse persone preferiscano la solitudine (o la libertà) alla convivenza forzata con altri esseri umani, dentro quattro asettiche mura. Eppure, secondo alcuni esponenti del centrodestra il nucleo del problema sta nell’alto tasso di stranieri (il 72% sul totale delle persone ospitate nei ricoveri cittadini) presenti all’interno delle strutture e nel rischio di furti o violenze.
Tra i commenti più duri quello di Riccardo De Corato: «Proprio ieri sera, mentre Majorino assicurava che si sarebbe occupato anche degli italiani e non solo dei migranti, avevo spiegato perché i senzatetto italiani non vanno a dormire al caldo. Non sono matti e non vogliono morire». Secondo l’ex vicesindaco «i ricoveri sono pieni di clandestini extracomunitari che derubano, picchiano, spacciano. Non lo dico io, ma le associazioni che assistono i senzatetto». Sulla stessa lunghezza d’onda Romano La Russa (FdI): il tragico accaduto «è una delle conseguenze delle strategie dissennate adottate dalla sinistra, che ha destinato risorse per l’accoglienza di immigrati clandestini, penalizzando gli italiani poveri e senza casa». Sulla vicenda si esprime anche Stefano Maullu (Fi): «Il Comune aveva annunciato un dispiegamento di 8 unità mobili che avrebbero dovuto controllare le vie, donando coperte e bevande calde ai senzatetto, ma il servizio si è dimostrato poco efficiente».
Non si fa attendere la reazione dell’assessore alle Politiche Sociali Pierfrancesco Majorino, che ha detto di «provare pena per gli sciacalli della destra», rei di strumentalizzare la morte di un senzatetto. Peccato che lo stesso esponente Pd abbia rimarcato che «il fatto che quando governavano loro di senzatetto ne morivano molti di più non può essere per noi una consolazione».
Stando a quanto rivelato dall’assessore, a oggi sono 2.400 le persone ospitate nei 23 centri di ricovero cittadini, 3 quarti dei quali stranieri. In totale i posti letto disponibili sono 2.700, e ci sono ancora 200 “irriducibili” che si ostinano a non entrare nelle strutture.
Andrea E. Cappelli (Libero)
IL CASO
SOTTO I PORTICI
Massimiliano R., 47 anni, per tutti era semplicemente “il Max”. Quello trovato morto di freddo, prima dell’alba di lunedì, sotto i portici di via Vittor Pisani, nei pressi della stazione Centrale era un “clochard di ritorno”
PASSATO DA CHEF
Il Max, prima di diventare clochard, aveva avuto una vita normale, con una moglie e un lavoro di discreto successo. «Faceva lo chef e aveva lavorato in alberghi e ristoranti anche di lusso. E guadagnava anche bene» racconta un senzatetto che lo conosceva, «poi ha avuto problemi familiari, ha iniziato ad andare in depressione e a bere, e così ha perso il lavoro e ha cominciato la vita di strada»
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