Il mostro dell’antifascismo militante ha sete di sangue

Attualità

“La notte scorsa un militante di CasaPound è stato aggredito a Livorno”. Lo rende noto lo stesso movimento di estrema destra spiegando che l’attivista “è stato assalito da quattro persone che, cappucci alzati e bastoni alla mano, prima lo hanno pestato e poi hanno sfondato i finestrini della sua auto, all’interno della quale era presente la compagna incinta, per fortuna rimasta illesa anche se sotto choc”.

E niente, lo avevamo detto, ripetuto e sostenuto più volte. Ma a nulla è valso. Se risvegliate, dicevamo, inascoltati, il mostro dell’antifascismo militante dopo risponderete del sangue di cui si disseterà. Inutile, tutto drammaticamente inutile. Stavolta è successo qualcosa di grave, ma non di irreparabile. Il ragazzo è un parà, non si scomporrà nemmeno più di tanto. L’aggressione alla macchina con la fidanzata incinta è il tipico atto vile da repertorio dei compagni. Quello che si muove dietro, però, ormai io temo non si possa più fermare. Per mere ragioni elettorali la sinistra ha tirato sassi in uno stagno che non andava disturbato. Ed il risultato è sotto gli occhi di tutti: poliziotti aggrediti, minacciati di morte, ragazzi che affiggono manifesti a rischio della propria vita. E tutto per qualche punto di consenso in più. Il problema è che questa è una progressione geometrica, in cui è fatale che, prima o dopo ci scappi il morto. Anche perché, triste da dirsi, ma vero nondimeno, prima o poi qualcuno reagirà. Ed i ragazzi di estrema destra se attaccano lo fanno esclusivamente per uccidere. Non sono mai stati bravi a fare il gioco della sinistra, attaccare, scappare e poi passare da vittime. Non fa parte del loro carattere, della loro storia. Prima o poi qualcuno perderà la brocca e finirà con un altro Traini.

Anche perché, siamo onesti, la campagna di attacchi all’estrema destra sta raggiungendo livelli di assurdità notevoli. L’Espresso, ad esempio, accusa Casa Pound di essere una occupazione non solo abusiva. No, oltre che illegale anche protetta ai massimi livelli. Con trame oscure che li rendono intoccabili. Con lo Stato che fallisce nel fare il proprio dovere. Parendo invocare, anche se di certo non è così, ci mancherebbe, un intervento civile per scavalcare il problema. Ecco, tutto questo è semplicemente irresponsabile: i centri sociali si sgomberano in rarissime occasioni. Chiedete al Macao o al Leoncavallo per maggiori dettagli. CPI è là da 15 anni. Il Leonka mi risulta da qualcuno in più. C’è un complotto rosso per proteggerlo? no, semplicemente certe realtà se le sgomberi da un posto te ne occupano un altro, tipo il Lambretta per capirci. Quindi, i casi più grossi e strutturati lo Stato li lascia là. Ecco, l’Espresso questa banale considerazione la ignora. E continua a coccolare l’antifascismo militante. Dimenticando, come tutti i compagni, che finito con i fascisti, si passa ai moderati. Ma si finisce, sempre ed inevitabilmente con i compagni. Il caso Rossa è là a testimoniarlo.

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