Milano 6 Marzo – Svolta nelle indagini sul brutale omicidio di Antonietta Migliorati, la pensionata 73enne uccisa nella sua casa di via Belvedere, a Rho, il 17 agosto scorso. I carabinieri del Comando provinciale di Milano hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del vicino di casa della vittima, Renato Modugno, 53 anni, pregiudicato. La misura è stata eseguita a conclusione delle indagini condotte in questi mesi dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza e della compagnia di Rho.
Decisivi, per l’individuazione del presunto assassino, sono stati anche i rilievi effettuati nel piccolo appartamento in cui viveva la vittima da parte degli specialisti del Ris. Il vicino di casa, all’epoca del delitto, era l’unico inquilino presente nella palazzina di via Belvedere, a parte ovviamente Antonietta Migliorati, pensionata e vedova.
La donna, madre di due figli, conduceva una vita tranquilla e frequentava ambienti parrocchiali. Aveva trascorso il giorno di Ferragosto in un centro anziani di Rho. Il corpo della pensionata era stato trovato in bagno, con la gola straziata da numerose ferite da arma da taglio e altre ferite al volto.
L’arrestato ha precedenti per rapina e furto risalenti a metà degli anni ‘80. Secondo quanto accertato dagli investigatori il movente dell’omicidio sarebbe la rapina: l’uomo infatti avrebbe aggredito Antonietta Migliorati nel salotto della sua abitazione, accoltellandola poi in bagno e infine portandole via la fede, un orologio d’oro, una collana e un orecchino dei due che indossava. È stato inchiodato dal Dna trovato sul corpo della vittima, uccisa con nove coltellate. L’arma del delitto non è mai stata ritrovata, così come la refurtiva. Modugno oggi abita a Varese, ma per un lungo periodo è stato il vicino di casa della donna e continuava a frequentare il palazzo poiché l’ex moglie vive ancora al piano superiore della Migliorati. Modugno aveva chiesto un prestito di 3 mila e 100 euro in banca ma gli era stato negato a luglio, poche settimane prima dell’omicidio. In più occasioni, come risulta da intercettazioni, aveva manifestato la sua arroganza e il tono minaccioso ripetendo di essere armato e pronto a tutto perché non aveva «niente da perdere». Nel corso delle indagini è emerso che sarebbe coinvolto in un giro di spaccio che ha portato alla denuncia di altre persone. (Corriere)
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