Il suicidio dell’élite ci regala il governo Di Maio: urge cantiere liberale

Attualità

Milano 8 Marzo – Una classe dirigente che non aveva capito Brexit e Trump non poteva cogliere i sentimenti dell’Italia… Ora (nel caos parlamentare) pare realistico un primo tentativo Di Maio, che ha almeno tre opzioni. Altre ipotesi (centrodestra più “responsabili acquisiti” o grande coalizione extralarge) appaiono politicamente fragili. L’elezione dei presidenti delle Camere ci dirà tutto. Per il futuro del centrodestra, aprire un cantiere culturale liberale e conservatore. Ripartire dalle idee: il lavoro di New Direction Italia, di Atlantico, di mille altre realtà. Servirà tempo, fatica, una nuova semina su un terreno contaminato. Quarte gambe, servi sciocchi del Ppe, avanzi vetero-democristiani hanno due sole cose da fare: scusarsi e sparire.

La regola numero uno del manuale della politica è capire gli elettori, comprenderne le ragioni e i sentimenti, analizzarne – prim’ancora delle decisioni – le motivazioni che li conducono a una certa scelta elettorale. In tutto l’Occidente, da anni, il campo è dominato da due tipi di rabbia, diversi ma convergenti, regolarmente ignorati da élites presuntuose e autoreferenziali. La rabbia di chi vede declinare il proprio standard economico, e quella di chi – pur non avendo particolari problemi di lavoro – percepisce comunque un problema di sicurezza, in particolare legato all’immigrazione fuori controllo. Quanto più l’establishment nega questi sentimenti, tanto più cresce in un immenso ceto medio e medio basso una voglia di vendetta, che usa gli strumenti che trova…

In Italia non poteva essere diverso. Solo una classe dirigente incapace di capire Brexit e Trump, anzi pervicacemente impegnata a ridicolizzare quei fenomeni, poteva ignorarlo. Eppure è ciò che è successo a tutta l’Italia che conta: politici di palazzo, mainstream media, giornaloni. La cosa tragicomica è che qualcuno abbia pensato di contrastare quest’ondata usando attrezzi suicidi: il sostegno della Merkel e del Ppe, gli abbracci con Juncker, la resurrezione dello scudocrociato, e simili atti di autolesionismo.

Dove sta il dramma italiano, ahinoi? Nel fatto che altrove – piaccia o no – quella rabbia ha trovato uno sbocco positivo e costruttivo. Brexit è un progetto: meno tasse, meno regolazione, competizione globale. Trump è un progetto: a partire dalla sua riforma fiscale. Qui in Italia, invece, a partire dal trionfo grillino, gli elementi di demolizione dell’esistente sembrano prevalere su quelli (fragili e sbagliati: a partire dal reddito di cittadinanza) immaginati per la ricostruzione. E si afferma una linea statalista, purtroppo assai lontana dagli interessi dei tre nuclei vitali proprietà-risparmio- piccola impresa.

Veniamo agli scenari. I numeri sembrano consegnarci una matassa parlamentare difficile da sbrogliare. Nonostante l’affermazione numerica del centrodestra come prima coalizione, il trionfo politico grillino è tale da rendere inevitabile un primo tentativo di Di Maio, a cui è presumibile che il Capo dello stato si rivolgerà per provare a formare una maggioranza e un governo. E Di Maio ha almeno tre opzioni. La prima (più probabile dal punto di vista grillino) è un appello a tutti, recuperando voti da diverse direzioni. La seconda è che il M5S punti prevalentemente a sinistra, ovviamente una volta ottenuta la testa di Renzi. La terza è l’opzione dell’intesa piena dei Cinquestelle con Salvini, l’altro trionfatore del voto di ieri. Mi sembra francamente difficile – ora – ipotizzare altre soluzioni, che prescindano dalla centralità grillina. Sia un governo di centrodestra (più “responsabili” variamente acquisiti) sia una grande coalizione extralarge sarebbero politicamente fragili e di breve durata. In ogni caso, l’elezione dei presidenti delle Camere , e le maggioranze che si formeranno in quella occasione, ci diranno tutto.

Quanto al futuro del centrodestra, l’opa salviniana è nei fatti. Anche qui, più che demonizzare, occorre capire, e – se si hanno convinzioni – fare un altro lavoro, dopo che Salvini ha fatto in modo efficacissimo il suo. Bisogna aprire un cantiere liberale e conservatore, prima culturale e – solo poi – politico. E ripartire dalle idee: New Direction Italia (il think tank thatcheriano) e il piccolo vascello di Atlantico devono interagire con mille altre realtà. Esistono tante energie sane, intelligenti, libere, troppo a lungo ignorate e mortificate. Servirà tempo e fatica: una nuova semina su un terreno contaminato. Quanto alle quarte gambe, ai servi sciocchi del Ppe, agli avanzi vetero-democristiani, costoro hanno due sole cose da fare: scusarsi e sparire.

Daniele Capezzone (Atlantico Quitidiano)

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