Elegia di un grande liberale: Piero Ostellino

Attualità

Se ne è andato ieri, all’età di 82, uno dei grandi giornalisti liberali di questo Paese. Piero Ostellino, per decenni (quasi tre) redattore del Corriere della Sera, che ha anche diretto, corrispondente da Mosca e da Pechino, decine di altre cariche in tutto il mondo, è stato l’araldo di due grandi battaglie, che l’hanno accompagnato fino alla morte. Perseguitato potremmo dire. Il garantismo e l’opposizione a Renzi. Sono, certo, solo il compimento di una strada molto più lunga, ma descrivono così bene il suo coraggio, la sua coerenza e la grandezza dell’animo che possono riassumere molto bene una vita intera da sole.

È l’epoca del processo Ruby. Ovvero il momento più basso del garantismo in Italia. Una parantesi: il garantismo è una cosa seria. Significa rifiutarsi di farsi un’idea a priori, slegata da prove e fatti, e poi cercare elementi per corroborarla. E, soprattutto, significa evitare di calpestare i diritti fondamentali dell’individuo per la caccia alle prove. Serve perché, come ci insegna tutta la strada fino al Novecento, se il potere vuole inchiodarti prima o poi ci riuscirà. L’individuo, in un’ottica, si può difendere solo se lo Stato ha limiti invalicabili. Questi limiti contro Berlusconi sono stati scavalcati a piè pari. Si è deciso, sosteneva Ostellino, che le ragazze in quelle cene fossero tutte prostitute. Ontologicamente donne di vita. Non è che lo facessero. No, lo erano proprio. Quindi, qualsiasi esborso di denaro nei loro confronti era prova di un avvenuto rapporto. E per provare questo assurdo, le loro vite sono state spezzate. Il giornalista, coraggiosamente, ha denunciato la stortura dell’intero discorso, oltre che di un’altra serie di presupposti assurdi, tipo la possibilità di indovinare che Ruby avesse 17 anni e 10 mesi, invece che 18, nonostante le di lei menzogne. Questa denuncia, coraggiosa e validata dalle inchieste, gli è costata una condanna civile a 140 mila euro di risarcimento. Avrebbe, infatti, sostenuto ci sia stata una persecuzione legale nei confronti di Berlusconi. E tutti noi sappiamo quanto assurdo, scollegato dalla realtà e contro fattuale sia affermare che Bocassini e colleghi abbiano perseguitato Berlusconi. Giusto? E qui si chiude il grande cortocircuito dell’Italia moderna: non è permesso criticare le idee, senza che chi le porta avanti si senta ferito nel personale. E qui mi fermo. Io 140 mila euro da dare a magistrati suscettibili non li ho.

L’esilio. Sì, nel momento di maggior fulgore dell’astro Renziano, in pochi nel mondo dell’elite culturale avevano qualcosa da ridire. Prima del 4 Dicembre, prima del Referendum, era lesa maestà far notare le tendenze autocratiche di Renzi. Lui è stato tra i pochi. Ed ha pagato in prima persona questo coraggio. Il Corriere l’ha messo alla porta con De Bortoli. Il Signore ha concesso a Piero di vedere l’Italia dargli ragione. E gli ha anche donato la possibilità di non vedere l’illiberalismo dei successori. A volte caro agli Dei non è chi muore giovane, ma chi muore in tempo. Ed in questo caso, la predilezione Divina per Ostellino non si potrebbe mettere in discussione.

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