Sentenza choc: i giudici costringono Sesto a costruire la grande moschea

Lombardia

Il Tar si schiera con gli islamici. Il sindaco Di Stefano: «Siamo alla follia, faremo subito ricorso»

Milano 11 Marzo – Tra i primi atti politici di Roberto Di Stefano – esponente di Forza Italia che lo scorso anno è stato eletto sindaco di Sesto San Giovanni, storica roccaforte della sinistra – aveva suscitato scalpore la cancellazione del progetto per l’edificazione della più grande moschea del Nord Italia.

La comunità islamica locale si era rivolta al Tar e ieri (venerdì ndr) – a distanza di oltre un anno dal ricorso – è arrivata la clamorosa decisione dei giudici, che “sconfessano” il primo cittadino, imponendogli di dare il via libera all’edificazione del luogo di culto.

«Siamo alla follia» è stato il primo commento a caldo del primo cittadino sestese.

Ma procediamo con ordine: la cancellazione del progetto è stata votata a maggioranza dal consiglio comunale di Sesto San Giovanni lo scorso autunno come conseguenza della presa d’atto, da parte dell’amministrazione, dei «gravi e ripetuti inadempimenti» da parte del Centro Culturale Islamico.

Tra questi pesava come un macigno un debito di 320mila euro nei confronti del Comune (20mila a saldo del diritto di superficie, 250mila come contributo per le opere aggiuntive e 50mila per la monetizzazione dei parcheggi). L’associazione non aveva neppure completato le procedure di bonifica né l’avvio dei lavori per la realizzazione della struttura, che sarebbero dovuti iniziare nel settembre 2016. Per queste ragioni il centro culturale era stato privato della concessione del diritto di superficie sull’area di via Luini.

Ai tempi la maggioranza di centrodestra fu contestata dagli esponenti del Pd locale (che parlarono di «una pagina triste nella storia della nostra città: il diritto di avere un luogo di culto è sancito dalla nostra Costituzione») e dai membri del Caim (coordinamento delle associazioni islamiche di Milano). «Quella di Sesto» – disse Omar Jibril, portavoce del Caim, «è una comunità virtuosa, ben integrata, che aveva un accordo con la precedente amministrazione. E assurdo che venga cancellato tutto con un colpo di mano per motivi prettamente politici. Faremo ricorso».

Nonostante tutto, ieri la giustizia ha dato ragione alla comunità islamica, suscitando il malcontento del sindaco, che si è visto privato dell’autorità politica e istituzionale che gli hanno conferito i cittadini accordandogli la loro fiducia. «In estrema sintesi» si sfoga il sindaco Di Stefano, «per il Tar è irrilevante che il Centro Islamico usufruisca da anni di un terreno comunale senza pagare quanto dovuto alle casse dell’amministrazione, al punto d’aver maturato ad oggi già 320mila euro di debito. Secondo il tribunale amministrativo prevale il diritto di culto e i debiti sono carta straccia? Per me invece» prosegue il primo cittadino, « deve prevalere un concetto che è scritto in tutte le aule dei tribunali italiani: la legge è uguale per tutti. E non vedo perché gli islamici possano godere di un terreno comunale senza pagare quanto dovuto». Ora la faccenda rischia di andare per le lunghe, visto che il forzista ha già annunciato che farà ricorso al Consiglio di Stato. E a quanto sembra non è disposto ad arretrare di un centimetro, annunciando persino una consultazione cittadina per chiedere chi è favorevole o contrario alla grande moschea: «Leggerò attentamente le motivazioni del Tar» conclude, «ma fin da ora dico a chiare lettere che con me sindaco la moschea non verrà mai realizzata. Il Centro Islamico pensi a saldare il debito con i contribuenti e porti in Comune i bilanci che dimostrino di non avere contatti con finanziatori del Qatar, Paese considerato vicino al terrorismo islamico». A criticare la sentenza del tribunale anche il leghista Massimiliano Bastoni: «Con questo atto i giudici vanno contro la volontà dei cittadini, che hanno votato Di Stefano per il suo programma, che tra i primi punti prevedeva proprio lo stop alla moschea. È curioso» prosegue, «che agli islamici sia concesso di tutto, anche quando la loro situazione economico-amministrativa non è pienamente in regola. Cosa che invece viene richiesta ai tanti commercianti e piccoli imprenditori che ogni giorno devono fare attenzione a rispettare le procedure».

Per l’esponente del Carroccio, casi come questo non fanno altro che alimentare il vento favorevole al centrodestra: «E evidente che il successo della Lega a livello locale e nazionale è dovuto anche ai tanti casi di ingiustizia sociale. I cittadini sono stufi dei soprusi e della disparità di trattamento che spesso vede gli italiani in posizione di svantaggio. Finché il volere del popolo viene bistrattato, a vincere saremo noi». I fedeli in preghiera nella moschea provvisoria di via Luini a Sesto San Giovanni

Andrea A. Cappelli (Libero)

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