Sulla sicurezza Sala si è arreso ed ha venduto Milano

Milano

Mettere la Scavuzzo alla Sicurezza è come cercare di curare la peste con l’omeopatia. Un’idiozia nella migliore delle ipotesi, un suicidio nella peggiore. Carmela Rozza non è il mio ideale di politica e di critiche sul suo conto molte se ne potrebbero muovere. Ma santo cielo, almeno qualcosa per le periferie, da cui veniva e di cui bene o male era una rappresentante, lo faceva. Sapeva anche il valore della presenza come testimonianza e del controllo del territorio. Un minimo di visione securitaria la aveva. E proprio per questo era il contraltare al marciante Majorino, l’uomo a cui i migranti non bastano mai. Ma la Scavuzzo, la donna delle polpette di pesce come alta battaglia simbolica nelle mense scolastiche, come riequilibrerà la giunta? Come combatterà il crimine? A colpi di bastoncini Findus? Con il potere del cristall di Luna? La Sailor Moon dei salotti buoni, la paladina del radical chic, la vendetta di Sala contro le periferie ribelli cosa porterà alla città, come valore aggiunto, in quel ruolo chiave? I sorrisi contro lo spaccio? Le maniere felpate contro il degrado? L’integrazione come leit motiv ossessivo per chi ha deciso, liberamente, di non integrarsi? In sostanza, Sala decide di calarsi le brache davanti ai diktat della sinistra snob del partito, sposando la linea morbida, lasciando in giunta campo libero alle scarpe da tennis e prendendo a calci tutti quelli che potevano costituire un ostacolo. O una difesa per i poveracci.

Ma non tutto. Oh no. Sala cala l’asso. Non potendo più dare alla gente quello che serve, cioè la sicurezza, si passa al piano B. più soldi, a pioggia, alle associazioni. Sotto forma di grandi manovre e di finanziamenti mirati. A che sarà da determinarsi. Come riporta Repubblica: “Per ciò che riguarda l’indirizzo politico nei prossimi mesi e anni, più in generale, abbiamo condiviso la necessità – ha scritto – di lavorare ancora di più e meglio sul tema delle periferie e del sostegno alle fasce più deboli”.

Ed è proprio sulle periferie, che dice di aver chiesto “ai miei assessori di produrre rapidamente un piano di azione che contenga misure significative e verificabili, a partire da un più rapido recupero degli appartamenti di edilizia popolare attualmente non assegnabili perché richiedenti una azione di manutenzione straordinaria e da un modello di gestione delle piccole manutenzioni, che garantisca una maggiore rapidità di intervento”.

Insomma, soldi pubblici come anestetico. Evviva. Finalmente una novità degna di Milano.

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