L’Universo a quattro zampe. I cani ricordano anche le cose inutili Sono amici dell’uomo da 36.000 anni

Zampe di velluto

Il loro olfatto è fenomenale, capiscono il linguaggio umano e il loro cervello funziona quasi come il nostro: usano l’emisfero sinistro per interpretare le parole e il destro per elaborare l’intonazione della voce.

I cani hanno fama di essere animali intelligenti e sensibili ma, per quanto riguarda la memoria, fino a oggi non avevano una gran reputazione. Qualche studioso sostiene che ricordano un evento accidentale per due minuti contro gli esseri umani che riescono a «trattenerlo» oltre le 48 ore, altri dicono che, non avendo coscienza di sé, vivono in un eterno presente. Ora però una ricerca ungherese appena pubblicata su Current biology svela che non è vero niente: i cani vantano una memoria episodica quella legata agli eventi del passato che, nel momento in cui sono stati vissuti, non sono stati ritenuti importanti molto simile alla nostra. Dimostrare l’esistenza di questo tipo di memoria nel mondo canino è stato difficile. Infatti non è possibile chiedere a un quattro zampe: «Cosa ricordi?». E se l’animale viene addestrato, bisogna saper distinguere la sua effettiva capacità di ricordare dalla semplice ripetizione di un’azione in cambio di una ricompensa. Gli etologi dell’università Eòtvòs Lorànd di Budapest, perciò, per il loro esperimento hanno usato un trucco. Prima hanno insegnato a 17 cani a imitare le azioni umane con un metodo di addestramento chiamato «Do as I do» «<Fai come me»): ad esempio saltavano sul posto e facevano ripetere il movimento agli animali attraverso l’immediato comando «Do it! », Poi, per capire se i cani sono capaci di viaggiare mentalmente indietro nel tempo per ricordare eventi vissuti nel passato, i ricercatori hanno mostrato loro altri gesti -ad esempio davano un colpetto a un ombrello -quando gli animali erano rilassati, non avevano assolutamente la percezione di partecipare a un addestramento, né si aspettavano una ricompensa. Quindi li hanno sorpresi dando loro, inaspettatamente, il comando «Do iu». E i cani hanno ripetuto il gesto sia un minuto dopo averlo visto svolgere dell’addestratore, sia un’ora dopo (però la memoria sembrava sbiadire piano piano), dimostrando di ricordarlo anche se non avevano alcun motivo per farlo. La loro memoria dunque non si attiva solo in momenti di utilità, ma registra, seppure per un tempo breve, il ricordo di eventi privi di interesse. Proprio come noi.

FREQUENTAZIONI Uomo e cane si frequentano da almeno 36.000 anni.

NUMERI Lo scheletro di cane più antico mai trovato: in Belgio, risale a 31.000 anni fa. La traccia di legame fra uomo e cane più vecchia: le orme di bambino che camminava insieme a un cane lasciate 28.000 anni fa nel sud della Francia.

RAZZE Le razze più antiche: in Cina lo shar pei, in Africa il basenti, nelle regioni
artiche il malamute, in Australia il dingo. Il levriero persiano è considerato l’antenato di tutti i cani da caccia.

PAROLE I cani sanno riconoscere le parole e le intonazioni delle parole, e lo fanno in modo molto simile all’uomo. Utilizzano infatti le stesse regioni del cervello che l’uomo attiva quando usa il linguaggio: una capacità probabilmente acquisita nel corso dell’evoluzione, quando sono stati addomesticati. Lo dimostra sulla rivista Science lo studio coordinato da Attila Andics, dell’università ungherese Lorànd Eétvòs, I ricercatori hanno esaminato alcuni cani mentre ascoltavano una registrazione con la voce dei loro istruttori. Il test ha utilizzato la tecnica non invasiva della risonanza magnetica per osservare l’attività del cervello dei cani mentre ascoltavano più combinazioni di parole e intonazioni. I risultati capiscono il linguaggio umano e, come l’uomo, utilizzano l’emisfero sinistro del cervello per interpretare le parole e il destro per elaborare l’intonazione.

OLFATTO La superficie della mucosa adibita all’olfatto nel cane varia da 70 a 150 centimetri quadrati (nell’uomo è di soli 5 centimetri quadrati). I recettori olfattivi sono 250-280 milioni (l’uomo ne ha 20 milioni). SUONI L’uomo percepisce frequenze fino a 20 chilo hertz, il cane fino a 40 (già dopo i 20 si parla di ultrasuoni).

VISTA La vista del cane: pochi colori, sfocata da vicino. Lo scrittore, zoologo ed etologo Desmond Morris: «È stato dimostrato per mezzo di esperimenti che se il padrone di un cane rimane immobile a una distanza di 300 metri dal suo animale,quest’ultimo non riesce a vederlo. Se invece l’uomo si trova a circa 2 chilometri di distanza e fa dei segnali al suo cane(poniamo, per esempio,il caso di un pastore), questo lo può vedere chiaramente».

SONNO Un cane dorme circa 10 ore al giorno.

LETTO Il  21 per cento degli italiani fa dormire il cane nel proprio letto.

UFFICI In Italia alcune aziende permettono ai dipendenti di portarsi il cane in ufficio, perché ciò aumenta la produttività, abbassa l’assenteismo e favorisce l’armonia tra colleghi. Tra le aziende americane che consentono l’ingresso in ufficio ai cani ci sono, fra le altre, Amazon e Google.

WALK OF FAME Tre cani sulla Walk of Fame di Hollywood: Strongheart, pastore tedesco dei primi film muti (attorno al 1925), Rin Tin Tin e Lassie.

BOGART Harvey, il giovane boxer che non si allontanò mai dal capezzale di Humphrey Bogart morente.

WASHINGTON George Washington allevava cani dalmata.

TUTANKHAMON Anche Tutankhamon aveva un cane: razza saluki, una delle più antiche. Losivede ritrattoaccantoalfaraone in alcuni affreschi.

NAPOLEONE Napoleone detestava il carlino di sua moglie Joséphine che gli impediva d’infilarsi nel letto .

LINCOLN Lincoln quando diventò presidente non si portò alla Casa Bianca il cane Fido, che lasciò ai vecchi vicini di casa, i signori Roll. Prima di partire, però, gli fece fare una foto che poi si appese nello studio. Per non farlo intristire durante la lontananza, portò in casa dei Rollil divano su cui erano soliti appisolarsi insieme.

TRUMAN Harry Truman mollò subito al suo medico il cane cocker che gli era stato regalato per il Natale del 1947.

EVERETT Rupert Everett si trasferì a Los Angeles per via del clima, più adatto al suo labrador di nome Moise, malato di artrosi.

SANTO San Guinefort, il cane santo. Levriero vissuto nel XIII secolo a Sandras (Francia), il suo padrone lo uccise vedendogli la bocca insanguinata e non trovando più suo figlio.Invece il bambino era vivo,finito sotto alletto durante una lotta tra il cane e una vipera. Il padrone, pentito, fece edificare in giardino una tomba per lui, che presto diventò meta di pellegrinaggio da parte di donne incinte e madri.

FELICITA «Ho imparato a essere felice guardando il mio cane » (Michel Houellebecq).

ROBERTA MERCURI (La Verità)

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