Milan-Chievo 3-2
Milano 19 Marzo – Il Milan fa, disfa e poi rimedia.
Dopo aver inizialmente messo la partita in discesa col gol di Calhanoglu, i rossoneri si complicano la vita cominciando a giocare con una certa superficialità fino a spegnere la luce per due minuti, due minuti in cui il Chievo ribalta incredibilmente il risultato, portandosi in vantaggio grazie soprattutto agli errori di posizionamento di Borini che prima si fa uccellare da Giaccherini sul primo gol, poi sul secondo regala la libertà ad Inglese di trovare una rete fantastica, con il classico tiro della domenica sotto l’incrocio.
Serve una rimonta di forza per riaccendere la luce e le speranze Champions. Lo sa bene anche Gattuso che decide di rischiare tutto mandando in campo André Silva proprio al posto di Borini che faceva il terzino adattato. Ancora una volta ha ragione lui ed è merito suo se nel secondo tempo il Milan è trasformato.
Il mister calabrese trova in Suso un amico prezioso, lo spagnolo dopo la prestazione un po’ sottotono di Londra torna ai suoi livelli e forse anche di più, sembra un illusionista con il dono di sparire e riapparire, andrà a destra o a sinistra? La mette col destro oppure col mancino? Che svarioni per gli uomini del Chievo che devono affrontarlo, sembra che giochino bendati perché non lo prendono mai e non lo vedono neppure. Anche Calhanoglu dall’altra parte fa una grande partita, crossa, dribbla, tira, è un altro giocatore rispetto a prima e adesso segna anche.
Con il fuoco il Milan la riprende. Cutrone ribadisce in rete una rasoiata di Biglia e per fortuna che in Italia abbiamo il VAR che corregge l’errore del guardalinee, la posizione di Cutrone è regolare e il gol del pareggio è buono, segnato proprio da Cutrone alla Inzaghi, anche se ormai potremmo dire alla Cutrone visto che anche lui li fa tutti così. Per i tre punti serve l’eroe di Genova André Silva che segna anche lui alla Cutrone, lesto a spedire in rete una palla vagante in area su azione da calcio d’angolo. La rimonta è compiuta.
Ora finalmente un po’ di riposo grazie alla sosta, perché sono molti i giocatori rossoneri ad aver bisogno di recuperare da alcuni acciacchi e di ritrovare energie per il finale di stagione.
Onore a Musacchio, solo un grande professionista entra in partita in quel modo dopo mesi di panchina. Forse Kalinic, che è stato lasciato a casa perché svogliato in allenamento, dovrebbe prendere esempio. E possiamo anche togliere il forse.
Analisi tattica.
Il Milan torna al 4-3-3 con un solo centravanti. Il Chievo si schiera col 4-4-2 ma con Giaccherini che da sinistra ha licenza di svariare.
Gli uomini di Maran lasciano molto spazio di manovra al Milan, concedendo a Bonucci e Biglia di impostare senza troppe pressioni. Inizialmente il Milan fa girare la palla con buona velocità senza perdere tempi di gioco, le catene laterali funzionano, soprattutto quella di destra dove le sovrapposizioni di Borini liberano spazio per Suso che combina bene con Kessie o va direttamente al cross. Il pressing alto rossonero è buono e ben accompagnato dai centrocampisti, il Chievo fatica a servire i centrocampisti per sviluppare la manovra. I due centrali rossoneri escono sempre puntuali negli anticipi e soffrono però quando il Chievo affonda sugli esterni non riuscendo ad accorciare in tempo sulle punte che vanno in gol, ma grande responsabilità di Borini che sbaglia i tempi delle diagonali.
Nel secondo tempo Gattuso si mette a tre dietro inserendo André Silva per Borini e alza il baricentro, portando molti uomini a ridosso dell’area e attaccando la profondità con le due punte. Biglia prende in mano il centrocampo e con Kessie straripante fisicamente sembra che il Milan giochi in 12. Il rischio preso da Gattuso si rivela vincente e i due gol per ribaltare il risultato arrivano proprio da questi nuovi dettami tattici dell’allenatore rossonero, il Milan portando molti uomini in avanti può combattere più efficacemente sulle seconde palle e i gol di Cutrone e André Silva regalano così i tre punti al Milan.
Rinnovo Gattuso. Il caso Kalinic. La vicenda Reina. I prossimi impegni.
La Juventus ha collezionato 28 punti nel 2018, il Milan 25 con una partita in meno. Qualcosa di pazzesco se pensiamo all’andamento del Milan in campionato fino a dicembre. A chi attribuire il merito di tutto ciò? I giocatori hanno sicuramente i loro meriti ma senza il fenomeno Gattuso in panchina questi risultati non sarebbero mai arrivati, per questo pare ovvio e scontato che Fassone e Mirabelli abbiano ormai deciso di rinnovargli il contratto. Rino se lo è decisamente meritato e tutti i milanisti sono d’accordo.
Kalinic non è stato convocato per scelta tecnica da Gattuso per la sfida contro il Chievo. Il croato avrebbe peccato di svogliatezza in allenamento e Gattuso è sempre stato chiaro su questo. Se non ti alleni bene non giochi. Senza rancore. Un operaio, un impiegato, un libero professionista si suda i suoi guadagni, un calciatore deve fare lo stesso. Fine del discorso.
Con ogni probabilità Reina sarà un giocatore del Milan nella prossima stagione. Qualcuno si è scandalizzato per le tempistiche con cui il portiere del Napoli si è accordato con il Diavolo. Non si capisce cosa ci sia da scandalizzarsi, succede tutte le volte che un giocatore in scadenza non rinnova il contratto con la società che ne detiene il cartellino e a gennaio è libero di accordarsi con un’altra società per la stagione successiva, lo fanno tutti, sempre. Il Milan ha anche avvisato il Napoli, che aveva già deciso di non rinnovare il contratto al portiere spagnolo. Dunque nessuno scandalo.
Dopo la benedetta sosta il Milan affronterà le tre partite più dure del campionato, parliamo della trasferta a Torino contro la Juve, del recupero del derby che torna decisivo come in passato e della sfida interna col Napoli. Tre partite che stabiliranno una volta per tutte se il Milan potrà arrivare in Champions oppure no. Se non volete vedere Gattuso arrabbiarsi seriamente, non fategli calcoli, si vive di partita in partita. Ha sempre avuto ragione lui, su tutto, quindi niente tabelle, si pensa solo alla Juve che è già abbastanza impegnativa di suo. Poi si penserà alle altre. Forse con un André Silva in più.
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