Milano 21 Marzo – Luoghi di ieri, di oggi, di domani. Testimonianze di storia e arte oppure segni tangibili di artigianato, industria, scienza, sport. Non solo monumenti del bello, in senso tradizionale, ma anche memorie della vita e del lavoro, in senso lato. Così evolve l’idea di patrimonio culturale che sostanzia l’azione di tutela e valorizzazione del Fondo Ambiente Italiano, e in questa direzione vanno anche le Giornate di Primavera che lo stesso Fai promuove: nel 2018, 26° edizione, la grande festa collettiva cade questo weekend. Il format è consolidato e di successo: si aprono liberamente al pubblico siti solitamente non (o poco) accessibili grazie all’azione di un esercito di volontari, quest’anno 7.500 per oltre 1.000 luoghi in tutt’Italia. Chiese, castelli, palazzi, borghi storici, musei, ma anche luoghi che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno senza notarli: bisogna cambiare punto di vista per lasciarsi sorprendere, in questo il Fai è maestro.
A Milano sono 21 le mete, molto varie: per orari, indirizzi e accessibilità ai disabili si consulta il sito, è consigliato un contributo facoltativo d’ingresso da 2 a 5 euro. Tra le novità la chiesa di Santa Maria della Visitazione in via Santa Sofia, tra barocchetto e neoclassico, invisibile fino a pochi mesi fa perché parte di un convento di clausura oggi chiuso. Oppure l’Ippodromo di San Siro, gioiello d’epoca liberty da riscoprire, opera di Paolo Vietti Violi: si vedono eccezionalmente anche ambienti riservati, come la scuderie De Montel, dove si svolge ancora oggi la pesatura dei fantini. Possibilità unica poi la visita al cantiere della Linea Blu M4 di via Facchinetti, con spiegazioni dei tecnici addetti ai lavori, mentre in piazza Beccaria apre lo scrigno dell’ottocentesco Teatro Gerolamo, riportato in vita da un recente restauro. Straordinario anche l’open serale, sabato, della chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, Giovanni Muzio, anni 30: il buio renderà ancora più suggestivo il severo interno, trasfigurato dall’installazione luminosa progettata da Dan Flavin. L’arte di lavorare il vetro a mano secondo l’antica tradizione si scopre alla Vetreria Artistica Grassi, nata a fine Ottocento, mentre i segreti della stampa si svelano alla Tipografia Campi di Rozzano, fondata nel 1898, che utilizza ancora, ultima in Italia, la macchina monotype. Tra i palazzi monumentali normalmente off limits c’è l’Arcivescovado, edificio cinquecentesco di Pellegrino Tibaldi con interventi neoclassici di Giuseppe Piermarini, oppure il sontuoso Palazzo Serbelloni, XVIII secolo, un trionfo di ori, stucchi e specchiere: siti questi aperti solo agli iscritti Fai, occasione buona per iscriversi al momento e sul posto. Meta speciale l’Hotel Diana, esempio di liberty, con il suo giardino: grazie al progetto «Fai ponte tra culture», a far da ciceroni saranno mediatori culturali di origini straniere che propongono visite in 16 lingue diverse.
di Chiara Vanzetto (Corriere)
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