Milano 23 Marzo – Hanno riaperto gli occhi, provato a dire qualche parola, hanno avuto un sussulto assaggiando un cucchiaino di “tirami su”. Un istante magico, in cui anche le famiglie tornano alla vita e gli stessi operatori non riescono a trattenere le lacrime. È successo quattro volte nel corso degli ultimi mesi, quattro pazienti del Centro Vada Sabatia di Vado Ligure (SV) sono usciti dallo stato di coma, un evento rilevante per una struttura di riabilitazione in cui un reparto ospita persone in condizioni gravissime e con prognosi indefinita. È proprio nel nucleo riservato ai pazienti in stato vegetativo persistente che due donne e due uomini, in coma da anni, hanno dato un chiaro segnale di miglioramento. In quegli occhi sbarrati da mesi o addirittura da anni si è improvvisamente riaccesa la luce.
Sia chiaro: la medicina e la religione viaggiano su binari paralleli e non vanno confuse. Però, per alcune famiglie, la parola più pronunciata è “miracolo”. Un giorno che verrà ricordato per sempre: «Come rinascere e iniziare una nuova vita», spiegano i parenti. Alcuni avevano perso le speranze, rassegnati ad adattarsi a una vita stravolta da ritmi dettati dalle visite a un marito o a una moglie che non reagivano a una carezza, che non rispondevano alle migliaia di parole spese all’inseguimento di un piccolo segnale. Prima dell’incidente che lo ha portato in coma Antonio Nardin era un omone infaticabile, incapace di stare fermo. Così come Lorenzo Damiano, appassionato di motocross fermato da una caduta mentre sfidava in allenamento un amico. Reduci da un incidente di moto, un trauma sul lavoro, un’emorragia cerebrale e una patologia complessa, dopo anni di “assenza” hanno ricominciato a comunicare.
Per quattro famiglie il centro Vada Sabatia, gestito dalla veneta Codess e diretto da Cristina Grazzini con la coordinatrice Rosanna Baroncelli, è diventato un luogo in cui si è riaccesa una speranza. «La degenza media in ospedale è sempre più breve – spiegano il direttore sanitario, Roberto Prato, ed il referente medico del reparto Paolo Serafini -, il paziente spesso torna a casa da una famiglia che deve affrontare problemi di assistenza a volte molto pesanti. Si tratta di persone reduci da incidenti stradali o sul lavoro, con situazioni derivanti da emorragia cerebrale o patologie diverse. Cerchiamo di portare le persone verso un miglioramento che permetta di riprendere il più possibile le normali attività. È chiaro che il successo dipende dalla gravità di ciascun caso, ma i progressi che abbiamo riscontrato in questi quattro pazienti ci danno uno stimolo in più».
«Il risveglio di uno dei pazienti è stato indimenticabile – racconta il coordinatore dei fisioterapisti, Gianfranco Bruzzone, che lavora con il fisiatra Roberto Sergi -. Stavamo facendo la seduta quotidiana quando ho visto che muoveva gli occhi. Allora ho iniziato a sollecitarlo, capivo che voleva parlarmi e l’ho invitato in modo insistente a dirmi quello che voleva. Alla fine si è come liberato da un blocco e mi ha mandato a quel paese. È stato un momento di grande euforia. Per lui ma anche per me. Ci trovavamo nella sala di “stimolazione polisensoriale”, dove lavoriamo con loro proponendo luci diverse e musica, anche facendo assaggiare i piatti preferiti. Un paziente, ad esempio, adorava il “tirami su” e farglielo assaggiare è stato molto utile. Alcuni qui possono anche iniziare a scrivere e disegnare».
«Siamo soddisfatti per i progressi – spiegano i rappresentanti del Comitato parenti che da alcuni anni esiste all’interno della Vada Sabatia -. La direzione ce lo ha comunicato nel corso degli incontri periodici che facciamo e di sicuro è una bella notizia. Noi controlliamo la situazione e facciamo presenti eventuali problemi. Ci incontriamo a cadenze regolari, la direzione ascolta e ci viene incontro. A volte ci vuole del tempo, però si migliora sempre. Anzi, è importante che si sappia che c’è il Comitato, fatto dai familiari dei ricoverati». La notizia dei risvegli, soprattutto quando hanno iniziato ad essere diversi, ha emozionato l’intera città. «E’ una splendida notizia – commenta il sindaco Monica Giuliano -, questa struttura è diventata un vero gioiello, un’eccellenza conosciuta in tutto il nord Italia». (Il Secolo XIX)
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