Se la vittima è Salvini, allora non è razzismo

Attualità

L’episodio è, in buona sostanza questo: alla gelateria Baci Sottozero, un giorno entra Salvini. Una commessa si rifiuta di servirlo. La commessa perde il lavoro. La madre se ne lamenta su Facebook, accusando il leader della Lega per aver chiamato il locale, facendo così cacciare la figlia. La gelateria si affretta a smentire la ricostruzione materna, affermando che: 1. è stata la figlia ad andarsene, dopo aver profferito parole irripetibili a capi e colleghi e 2. il leader della Lega aveva ben altro da fare. Anche perché, pare dalla descrizione dei fatti, che manco se ne sia accorto: la scena infatti non dovrebbe essere avvenuta davanti a lui. Questi i fatti, come descritti dai protagonisti, o dai loro genitori. Il commento, ovviamente, non può che essere sconfortato. Non per il gelato di Salvini, che resta una questione confinata tra lui, il suo dietologo e la sua glicemia. Quanto per la tigre che è stata liberata nella piazza del paese da degli apprendisti stregoni che ora faticano a rimetterla in gabbia.

Faticano è un eufemismo. Non c’è modo per metterla via. Siamo entrati un tunnel da cui non esistono uscite di sicurezza. Non ci resta che sperare sia breve, ma dobbiamo essere consci che è uno scenario del tutto improbabile. Se passa l’idea che si può anche perdere il lavoro pur di non avere rapporti con Salvini, la situazione è ormai ingovernabile. Soprattutto in un contesto in cui pestare quelli di Casa Pound è già normale, impedire (come successo a Padova proprio l’altro ieri) di parlare delle vittime delle Foibe è cosa giusta e scrivere BR sulle lapidi della scorta di Moro è un atto giustificato. In un paese in cui si chiamano torturatori degli alti dirigenti di polizia, applicando retroattivamente reati, dimostrando così di non essere né imparziali né garanti del diritto, senza subire alcuna reazione apprezzabile. Insomma, nell’attuale contesto, l’odio rosso sta galvanizzando una massa di frustrati, gente che deve avere un nemico per nascondere le miserie morali delle proprie vite. E questa massa sta prendendo la rincorsa, come già ha fatto molte volte nella storia, preparandosi a saltare nel baratro, portandoci con sé.

Forse, però, c’è ancora una speranza: disinnescare tutto questo, smettendola di seminare odio. Sempre sia ancora possibile. Ma dal rifiuto di Di Maio di parlare con Berlusconi l’impressione è che sia pura utopia anche questa.

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