Gondrano, il cavallo stakanovista

Zampe di velluto

Era il 1945 quando George Orwell (pseudonimo di George Arthur Blair) scrisse il libro ‘La fattoria degli animali’. In italiano, il libro fu pubblicato per la prima volta nel 1947.  Esso rappresenta una feroce satira sul totalitarismo di Stalin; le tematiche sono: la critica al culto della personalità, la manipolazione della realtà da parte del potere politico, i rischi per le libertà individuali. Il libro esprime tutto ciò raccontando di come gli animali di una fattoria si ribellano al fattore tentando di creare un nuovo ordine basato su un principio di uguaglianza che molto ricalca il principio marxista “ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni”. Ben presto, però, gli ideali che spinsero gli animali a ribellarsi, vengono traditi da una nuova classe di burocrati, i maiali, che finiscono per soggiogare i pochi rivoluzionari sinceri e gli animali di carattere più docile. Alla fine tutti gli animali finiscono per subire gli stessi maltrattamenti e le stesse privazioni di prima.

Anche se in particolare Orwell allude alla Rivoluzione russa, la storia può essere letta come un’allegoria di tutte le rivoluzioni che, trasformandosi in regime, vengono in qualche modo tradite. E’ ambientato nella tenuta del fattore Jones, che sfrutta gli animali senza pietà e spesso, da ubriacone qual è, li maltratta. Una sera però gli animali della fattoria si riuniscono al cospetto di un anziano maiale, venerato da tutti per la sua età e la sua saggezza, che si esibisce in un appassionato discorso in cui descrive un sogno che ha fatto, in cui tutti gli animali sono liberi dalla schiavitù dell’uomo e si autogestiscono: spiega agli animali che tutti loro sono in lotta contro l’uomo, che li domina e li sfrutta. La conclusione è che tutto ciò che ha due gambe è malvagio, mentre tutto ciò che ne ha quattro è buono. Il vecchio maiale assicura che in un futuro prossimo tutti gli animali saranno liberi.

Tre giorni dopo, il vecchio maiale muore. Quando una sera il fattore torna a casa più ubriaco del solito, si dimentica di dare da mangiare agli animali e di mungere le mucche. Gli animali escono così dai recinti per raggiungere il cibo, scatenando la rabbia del loro padrone e degli altri fattori. Scoppia la rivoluzione: gli animali si battono eroicamente contro gli uomini e li cacciano dalla fattoria. Palla di Neve, un giovane maiale, redige su una parete della fattoria sette comandamenti che tutti sono tenuti a rispettare:

  1. Tutto ciò che va su due gambe è nemico;
  2. Tutto ciò che va su quattro gambe o ha ali è amico;
  3. Nessun animale vestirà abiti;
  4. Nessun animale dormirà in un letto;
  5. Nessun animale berrà alcolici.
  6. Nessun animale ucciderà un altro animale
  7. Tutti gli animali sono uguali.

I primi 6 punti si riassumono praticamente nel 7.

Insieme a Palla di Neve, altri due giovani maiali assumono il controllo di tutte le operazioni: Napoleon Clarinetto. La fattoria inizialmente prospera e progredisce. Gli animali riescono anche a difendere la fattoria dal ritorno dei fattori e sottraggono a Jones il suo fucile come segno del trionfo sull’uomo.

Tuttavia, a poco a poco, i maiali accentrano su di loro sempre più potere e privilegi fino a divenire la classe dirigente. Si distinguono così dagli altri animali che, più ingenui e sottomessi, credono ciecamente agli ideali della rivoluzione. Tra questi si distingue il cavallo da tiro Gondrano che, in verità, nel romanzo non è tra i personaggi maggiori. Il suo ruolo è quello di un onesto e fedele servitore della rivoluzione. E’ un cavallo forte, un po’ stupido ma cosciente dei suoi limiti, incapace di comprendere le dinamiche di potere e crede di dover dare una mano alla Causa solo e unicamente lavorando di più. Dunque lavora, lavora, lavora, convinto che i motivi per cui lavora tanto siano gusti solo perché “qualcuno” così gli ha detto.

Il lavoro di Gondrano è fondamentale per il sostentamento della fattoria, dunque rappresenta il lavoratore ordinario: umile, onesto ed essenziale in qualsiasi sistema sociale. I maiali che hanno imposto la dittatura, hanno capito che possono sfruttare la forza di Gondrano legata alla sua poca intelligenza senza troppe difficoltà. Lo sfruttano non solo dal lato lavorativo, ma anche come immagine trainante, come esempio verso il resto degli altri animali della fattoria che vedono in lui, grande e possente, un riferimento. Berta, la moglie, sospetta che le azioni dei maiali siano poco nobili, ma nonostante ciò si fida della loro guida. I due rappresentano dunque la gente che è inconsapevolmente manipolata e sfruttata da chi sta più in alto.

A essi si aggiungono una serie di personaggi minori: Beniamino un vecchio asino disilluso e cinico, che non crede agli ideali della Rivoluzione ma ciononostante non riesce ad opporsi alla politica dei maiali; Mosé, il corvo prediletto del fattore, che era fuggito con lui, ma poi ha fatto ritorno alla fattoria per intrattenere gli animali con la promessa di un paradiso dopo la morte; Minimus, un maiale-poeta che scrive il nuovo inno della Fattoria dopo il divieto di cantare quello vecchio e che tesse le lodi dei suoi pari; Mollie, una giovane e vanitosa cavalla che rimpiange le attenzioni degli uomini e abbandona la fattoria per cercare una nuova vita agiata.

Attorno a questi personaggi ruotano alcuni gruppi collettivi di animali: i cani, che diventano la polizia politica del potere dei maiali; le pecore, che obbediscono al leader Napoleon, accecate dalla sua propaganda; le galline, che a un certo punto si ribellano alla confisca delle uova, ma sono ridotte alla ragione dopo che Napoleon toglie loro il cibo per più giorni di fila. E’ la morte di ben 9 galline a spinge le altre a cedere e consegnare le uova.

La situazione cambia drasticamente quando i rapporti tra Napoleon e Palla di Neve degenerano: i due leader giungono allo scontro frontale in occasione del progetto di Palla di Neve di costruire un mulino mosso da energia elettrica per migliorare la rendita economica della fattoria. Vorrebbe esportare la rivoluzione anche nelle fattorie delle vicinanze, e fa approvare la sua proposta sul mulino dall’assemblea degli animali. Napoleon reagisce sguinzagliando i cani da guardia che ha allevato come sua polizia privata e costringe l’avversario alla fuga. Napoleon fonda così il suo potere sulle violenze delle milizie dei cani e dall’abile propaganda di Clarinetto, per diffonde l’idea che il progetto del mulino sia suo. Quando il mulino che non è stato realizzato correttamente crolla, Napoleon scarica tutte le responsabilità su Palla di Neve facendolo passare per un sabotatore. Questi diventa così il nemico invisibile al quale addossare la colpa di ogni disgrazia o insuccesso. Napoleon, che ha cominciato ad assumere le abitudini degli uomini, non esita neppure a eliminare alcuni animali della fattoria che ostacolano i suoi disegni di potere, accusandoli di essere spie di Palla di Neve. Mr. Frederick, un fattore delle vicinanze che ha truffato Napoleon, decide di attaccare la fattoria con la dinamite per distruggere il mulino, che nel frattempo era stato ricostruito. Gli animali resistono stoicamente, ma Gondrano è ferito e non riesce a recuperare il vigore che l’aveva contraddistinto come il più gran lavoratore della fattoria. Un giorno, durante il lavoro, crolla a terra esausto. Napoleon, con la scusa di farlo curare da un veterinario, lo conduce di nascosto al macello sostenendo di fronte a tutti che è andato a curarsi in un posto lontano. Dopo tanto lavoro senza nemmeno una giusta riconoscenza, Gondrano fa dunque una brutta fine solo perché “qualcuno” così ha deciso. E muore nella convinzione che “Napoleon ha sempre ragione”. Non comprenderà mai che gli ideali della rivoluzione si sono corrotti. Il sogno è fallito perché i maiali, gli ideatori della “rivoluzione”, hanno preso il controllo della fattoria, somigliando sempre più all’uomo, fino a divenire peggio dell’uomo stesso. Solo Beniamino, che sa leggere e comprende le diciture apposte sul furgone che conduce Grondano al macello, prova a salvare l’amico senza successo.

L’esperienza di Gondrano mostra che cosa può accadere quando le azioni di chi è al potere vengono accettate senza porsi domande. Una lezione per quelle persone che come Gondrano e Berta continuano a tirare senza riflettere, o senza che gli sia permesso di riflettere, sulla finalità del proprio operare.

In quanto al furbo Napoleon, che è alla continua cerca di consenso, ha tradito Gondrano ma fa in modo che nessuno lo sappia perché ritiene (a ragione) che il suo gesto non sarebbe gradito ai più. La domenica seguente la macellazione, Napoleon pronuncia persino un discorso in onore di Gondrano durante il quale comunica ipocritamente che non era stato possibile riportare i resti del loro compianto compagno perché trovassero sepoltura nella fattoria. Tuttavia egli aveva ordinato una grande corona composta con foglie della pianta di alloro del suo giardino, da deporre sulla sua tomba. Comunica inoltre che i maiali sono intenzionati a tenere un grande banchetto funebre in onore del defunto. Napoleon termina il suo discorso ricordando le due massime favorite da Gondrano: “Lavorerò di più” e “Il compagno Napoleon ha sempre ragione!”, massime, egli dice, che ogni animale dovrebbe adottare come proprie. Perfino dopo la sua morte dunque gli slogan preferiti dell’instancabile cavallo, verranno cinicamente utilizzati per controllare gli altri animali.

“Quella stessa notte si udirono canti seguiti da un violento litigio che terminò con un tremendo frantumar di vetri. Nessuno si mosse nella casa colonica prima del mezzogiorno dell’indomani, e corse voce che, non si sa come, i porci avevano guadagnato danaro bastante all’acquisto di un’altra cassa di whiskey”. Ecco come i maiali, che non conoscevano alcuna pietà, avevano deciso di utilizzare il denaro derivante dalla macellazione di Gondrano! Questa è la scena che chiude il romanzo: maiali e uomini stringono un’alleanza e poi chiudono la sera ubriacandosi, giocando a carte e litigando per i punti. Gli altri animali della fattoria che spiano la scena dalla finestra non riescono più a distinguere gli uni dagli altri.

Napoleon e gli altri maiali hanno ormai assunto comportamenti del tutto umani: camminano eretti, bevono whisky, commerciano con gli uomini, indossano vestiti e dormono in comodi letti. Gli ideali della rivoluzione sono stati apertamente sconfessati, tanto che l’ultimo comandamento, che racchiude tutti gli altri, è stato modificato nella forma “Tutti gli animali sono eguali, ma alcuni animali sono più eguali degli altri”.

Nel corso delle vicende, tutti i comandamenti che precedono il settimo sono stati trasgrediti.

Dopo aver terminato il suo manoscritto, Orwell affermò di averlo spedito a vari editori e di aver ricevuto risposte negative perché l’opera «avrebbe offeso molta gente, soprattutto per il fatto di aver scelto come classe dominante i maiali».

Di Michela Pugliese

Sito: gocciadinchiostro.wordpress.com

 

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