Statistiche dei ministeri: auto blu dimezzate in tre anni? L’Osservatorio “Quei numeri sono falsi”

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Milano 27 Marzo – Dalle auto blu alle auto fantasma. Se il taglio dei costi della politica «deve essere uno degli obiettivi principali di questa legislatura», come annunciato da Roberto Fico un minuto dopo la nomina alla presidenza della Camera, allora è bene che i “tagliatori” della Terza Repubblica si armino degli zaini protonici e delle ghost-trap in dotazione agli indimenticati Acchiappafantasmi.

II fenomeno “paranormale” lo ha scoperto l’Osservatorio conti pubblici italiani della Cattolica di Milano che, analizzando l’ultimo censimento sulle autovetture delle pubbliche amministrazioni a cura del Dipartimento della Funzione Pubblica, ha aperto quello che gli stessi ricercatori hanno intitolato “Lo strano caso delle auto scomparse”. Innanzitutto le cifre: il numero totale di vetture registrato nel 2017 è calato leggermente rispetto all’anno prima (-774), scendendo a quota 29.195, di cui 26.127 in uso a uffici o servizi senza autista e 3.068 “auto blu” propriamente dette in diminuzione di 171 unità (1.065 in uso esclusivo di un particolare dirigente e 2003 a disposizione del personale di un intero ufficio). Fin qui nulla di strano. Anzi, la conferma della tendenza a tagliare il parco auto di ministeri, camere di commercio, enti pubblici, comuni, province, regioni, università. Spostando lo sguardo, però, sul confronto con il censimento del 2014 salta all’occhio un ridimensionamento di dimensioni sospette, perché le auto totali erano 54.542 (5.902 quelle “blu”): dunque ci troveremmo di fronte nell’arco di appena tre anni ad uno stupefacente dimezzamento. Un’operazione risparmio da far impallidire le pubbliche amministrazioni del nord Europa. Ma secondo l’Osservatorio diretto da Carlo Cottarelli (già commissario governativo alla spending review) quel risultato lo spiega soprattutto un artificio contabile, un gioco di prestigio che ha trasformato, appunto, le auto blu in auto fantasma. I criteri dei due censimenti, infatti, sono «solo parzialmente coincidenti», in particolare a proposito delle eccezioni: mentre nella normativa precedente erano escluse dalla rilevazione solo le autovetture impiegate per alcuni servizi operativi (dalla tutela dell’ordine pubblico ai servizi operativi della difesa), nella nuova normativa sono state inserite esclusioni per tutte le auto di interi comparti della pubblica amministrazione (come il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco) e per un gran numero di vetture usate per i cosiddetti “servizi istituzionali” (quelli delle rappresentanze diplomatiche e degli uffici consolari svolti all’estero, i servizi istituzionali di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica). «Un termine molto più generico – rileva l’Osservatorio – soprattutto ai fini della valutazione delle auto blu». Eclatante, in questo senso, il caso dei ministeri, con le quattro ruote blu passate da 1210 di tre anni fa alle 61 del Parametri sotto accusa Rispetto al 2014, sostiene l’Osservatorio, sono state escluse dal conteggio numerose auto blu 2017. «Un calo di queste dimensioni sembra improbabile» sostengono i ricercatori della Cattolica, indicando ad esempio la statistica relativa al ministero della Giustizia, dove nel 2014 le auto blu erano 839 (distribuite soprattutto nei tribunali e nelle procure di tutto il territorio nazionale) e oggi 4. “Mistero” analogo per il dicastero della Difesa, con un taglio da 287 a 5. «Non è chiaro cosa sia successo alle altre, ma sembra improbabile che il calo sia effettivo», piuttosto è più plausibile che «le vetture “scomparse” siano state considerate come utilizzate per fini istituzionali ed escluse quindi dal conteggio».

E non è solo una questione di numeri, visto che le norme imporrebbero alle amministrazioni di comunicare ogni anno anche l’elenco delle autovetture con l’indicazione della cilindrata e dell’anno di immatricolazione: ma questa disposizione è sostanzialmente snobbata visto che, come rileva l’Osservatorio, «nei rapporti pubblicati dal Dipartimento della Funzione Pubblica non è possibile trovare alcuno di questi dati». Di qui, la richiesta di «ripristinare i criteri di rilevazione utilizzati fino al 2014, per consentire il calcolo della spesa pubblica e la stima del risparmio potenziale». Roba da “Ghostbusters”.

Marco Patucchi (Repubblica)

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