Piero, il cane che è guarito dalla Leishmaniosi, una malattia incurabile
La sua storia , sembra una fiaba, ma è vera. E dimostra che non bisogna mai arrendersi ed indietreggiare davanti ai problemi di un animale malato, ma accoglierlo con più amore di sempre. Dunque, si era nel 2007 ed era da tempo che volevo dare un compagno alla mia cagna Bessie, una Pastora del Caucaso raccolta a due mesi in uno scatolone. Bessie era buona, ma di enormi dimensioni e non amava i gatti…così passava molto tempo in giardino invece che in casa e il giardino era diviso da un altro sul retro, dove avevo parecchi gatti che andavano e venivano dalla gattaiola. Si immalinconiva, però! I cani sono animali conviviali e da branco e da soli vivono male. Così un bel giorno con mio marito decidemmo di andare al canile più disastrato e prendere un canino per farle compagnia. Ci fecero vedere diversi cani del tipo che volevo: non troppo piccoli perché Bessie non gli facesse male, né troppo grossi… ce n’erano diversi, ma mi colpì uno, grazioso, che somigliava al mio adorato Gudy, morto a 18 anni. Aveva la mascella storta e se ne stava in un angolo molto triste e abbattuto… gli occhi rossi, il manto spelacchiato…sembrava malato. Scelsi lui. Arrivò una volontaria, giovane e bella, piena di gioia…Fabiana. «Finalmente!», disse, «sa che nessuno lo voleva? Quando giunse in canile 4 anni fa era allegro, poi ha visto che sceglievano sempre altri cani per via della sua mascella storta e si è avvìlito…avvilendosi, se ne sta per conto suo e la gente pensa che sia stupido o nervoso… ma io gli voglio tanto bene! E so che lui non è così», Piero, lo chiamammo così in ricordo del sant’uomo che ci aveva dato Gudy, anche lui raccolto, fu lavato in canile e poi salì in macchina senza fare storie. Via via che ci allontanavamo, i suoi occhietti si animavano , guardava tutto con a casa fu come ci fosse stato sempre, e la sua gioia non ebbe confini. Bessie sembrava rinata e non facevano che giocare. Però pensai bene qualche giorno dopo di portarlo all’ambulatorio veterinario di Fiesole per le analisi e la settimana dopo il terribile responso: Leishmaniosi! La malattia gli aveva già preso occhi e pelle. Pesava 15 chili. Avvertìi il canile perché controllassero gli altri cani e mi dissero:«Sa che se vuole, dato che è malato, può riportarcelo», Cose da pazzi! Come era possibile? Riportare all’inferno una creatura che già dava un amore e una riconoscenza senza limiti e dove sarebbe certamente morta? Ma per chi mi prendevano? Cominciarono le cure, iniezioni tutti i giorni e pastiglie. Si faceva fare tutto, quando arrivava dal veterinario gli leccava la faccia. Lui sapeva che era per il suo bene! Riprendeva le forze e scavallava in giardino, giocando con Bessie…e aveva fatto amicizia anche con i gatti, in casa e nel giardino più grande. Mangiava di gusto e prendeva peso. Piano piano le analisi cominciarono a migliorare, a tal punto che dopo 8 mesi il veterinario disse:«Le analisi sono così buone che lo tenga due mesi .senza cure e poi voglio fare anche la prova del parassita. Ho un’idea…». Come sapete la leishmaniosi è incurabile, il parassita non muore ma sta in “dormenza”, le cure vanno ripetute periodicamente e i controlli anche. Solo in casi rarissimi il parassita muore e la malattia finisce definitivamente. Piero intanto ingrassava, era arrivato a 25 chili, la sua “joìe de vivre” era enorme, la sua riconoscenza senza confini, la sua allegria contagiosa…altro che cane triste! Lo portai di nuovo a fare le analisi e …era guarito! Il parassita era schiattato e i veterinari sembravano impazziti e dicevano: «Uno su un milione…». E mentre li ringraziavo: «Non ci ringrazi…ha fatto tutto lui! Probabilmente la sua gioia di essere stato adottato, l’amore che gli avete dato e come lo avete accolto, hanno fatto il miracolo, gli hanno dato la forza di vincere la malattia ». È vero…e una cosa è certa: non bisogna spaventarsi di fronte a un animale ammalato ma accoglierlo con più amore che uno sano …perché l’amore vince ogni cosa! Forse non tutti guariranno come Piero, che oggi porta splendidamente i suoi 14 anni, ma certamente vivranno più a lungo, più felici e, credetemi, la loro felicità fa bene a noi, ci rende più sani, forti e…felici! Insomma, aveva ragione il poeta Virgilio, che si vede che di amore se intendeva: Omnia uincit amor!
MARINA ALBERGHINI (Libero)
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