Milano 30 Marzo – Con l’arrivo della primavera per chi soffre di congiuntivite allergica il collirio costituisce uno strumento fondamentale per combatterne i sintomi, soprattutto durante la fase acuta. Ma occorre fare i conti con le problematiche legate all’utilizzo dei colliri, come eventuali bruciori o gli effetti tossici esercitati dai conservanti: quali sono le soluzioni oggi possibili? Ne parliamo con l’esperto.
Marzo 2018 – Se è ormai noto che le allergie primaverili rappresentino un problema per circa quattro italiani su dieci¹ forse non sono altrettanto conosciute le problematiche legate all’utilizzo dei dispositivi per attenuarne i sintomi. Soprattutto quando si parla di colliri, come ci spiega il Prof. Stefano Bonini, Professore Ordinario di Oftalmologia presso L’Università di Roma Campus BioMedico e Responsabile dell’Unità Operativa Complessa (U.O.C.) di Oftalmologia.
Il prurito e l’irritazione oculare costituiscono una delle principali manifestazioni della comparsa dei pollini primaverili e nella maggior parte dei casi si traducono in arrossamento degli occhi, lacrimazione e sensazione di corpo estraneo. Poiché tali sintomi tendono a diventare cronici a causa dello stimolo allergico ripetuto o del progressivo squilibrio del film lacrimale e della superficie oculare, il trattamento della congiuntivite allergica prevede generalmente l’impiego prolungato di farmaci topici a base di antistaminici come per esempio la levocabastina o di molecole con proprietà antistaminiche e stabilizzanti, come olopatadina e ketotifene. Si tratta di soluzioni che permettono di contrastare velocemente e con efficacia i fastidi provocati dalla reazione agli allergeni contenuti nei tipici pollini primaverili, per esempio delle Graminacee, della Parietaria, delle Betulacee, delle Oleacee e delle Cupressacee>>.
<< è però importante evidenziare – prosegue il Prof. Bonini – che l’uso cronico di colliri antiallergici è spesso responsabile di effetti dannosi a carico della superficie oculare, per lo più determinati dai conservanti aggiunti alle formulazioni per prevenire la contaminazione batterica.
In particolare, diversi studi² hanno dimostrato che alcuni tra i conservanti più comunemente impiegati producono effetti tossici e infiammatori per l’occhio che vanno da sintomi transitori e lievi come irritazione, prurito, bruciore a reazioni decisamente più gravi come infiammazione cronica o fibrosi subcongiuntivale cronica. In questi casi la sospensione immediata del preparato si è rivelata purtroppo non sufficiente per ristabilire le condizioni di normalità. Inoltre non va sottovalutato che le reazioni avverse correlate alla presenza di conservanti possono confondere ulteriormente il quadro clinico>>.
Quali colliri occorre quindi utilizzare? <<Fermo restando fondamentale il parere del proprio oculista – conclude Bonini – il consiglio generale è quindi di evitare le formulazioni contenenti conservanti, privilegiando i formati monouso o i nuovi dispositivi oggi sul mercato, senza conservanti ma in grado di durare diverse settimane>>.
Dopo anni di studi e sperimentazioni, Thea Farma ha messo a punto un prodotto antiallergico a base di ketotifene in confezione multidose senza conservanti grazie all’innovativo sistema ABAK® che vuol dire privo di benzalconio cloruro (BAK) (A=senza, BAK=benzalconio cloruro), il conservante più comunemente utilizzato nelle formulazioni oftalmiche antiallergiche e responsabile di diversi effetti tossici e infiammatori sulla superficie oculare. Oltre a offrire un’ottima tollerabilità per gli occhi allergici – anche dei bambini – e una risposta veloce e duratura contro i sintomi delle allergie primaverili, la particolare confezione multidose con formato ergonomico, presenta un’elevata maneggevolezza che lo rende particolarmente indicato per i trattamenti prolungati quali le terapie con antiallergici che comportano instillazioni quotidiane di colliri per diverse settimane.
Il sistema ABAK®, uno dei sistemi multidose più utilizzati al mondo, nasce da dieci anni di ricerca per sopperire alle problematiche legate al confezionamento monodose, come la scarsa maneggevolezza, i costi elevati di produzione e i problemi di sicurezza dovuti all’esposizione batterica del contenitore monodose che a volte impropriamente viene aperto e utilizzato più volte.
ABAK® è un dispositivo a conservazione meccanica che contiene un sistema di filtrazione che permette il mantenimento della sterilità del collirio fino a 3 mesi dopo la prima apertura, con risultati di alta tollerabilità economicità e buona maneggevolezza e un grado elevato di accettabilità del prodotto.
Il sistema ABAK®, risulta maneggevole e facile da utilizzare anche per il paziente anziano e per le persone con disabilità degli arti superiori, favorisce la compliance e l’efficacia del trattamento, spesso messi in difficoltà dalle dimensioni ridotte dei colliri monodose.
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