Perché la carta poveri del governo aiuta soltanto gli stranieri, soprattutto a Milano

Milano

Milano 1 Aprile – Molte volte abbiamo verificato che gli stranieri godono di privilegi a scapito degli italiani, ma conoscere i meccanismi di attribuzione, chiarisce l’ideologia malsana della sinistra. Sono meccanismi che sembrano creati ad arte per favorire gli immigrati. Silvia Sardone (F.I., oggi consigliera in Regione) spiega a Massimo Sanvito su Libero “Che non ci sia più da stupirsi, quando si parla di politiche sociali a favore degli immigrati, è chiaro già da qualche anno. Con la sinistra al governo del Paese e della città i milanesi sono diventati cittadini di “serie b”.” E a dirlo ci sono i numeri, come quelli relativi al Sia (Sostegno inclusione attiva), una misura nazionale di contrasto alla povertà che prevede l’erogazione di una somma di denaro ogni mese da parte dell’Inps a chi si è visto accogliere la domanda. A Milano, nel 2017, i beneficiari sono stati 1.807 su un totale di 4.904 richieste. E indovinate un po’ quanti sono stati gli stranieri a cui è andato il sussidio? Ben 1290: il 71,4% del totale, contro il 28,6% degli italiani Un dato che, spiegano da Palazzo Marino, è «in linea con quanto rilevato dall’analoga misura su base regionale».

I REQUISITI

Ma quali sono i requisiti per vedersi accreditare sulla “Sia card” i soldi per fare acquisti in supermercati e farmacie, o per pagare le bollette del gas e della luce in posta? Innanzitutto che l’Isee del nucleo famigliare sia massimo di 3 mila euro, e che ci siano un minore, o un disabile, o una donna in gravidanza. Ma anche che chi ne abbia fatto richiesta aderisca a un percorso di inserimento nel mondo del lavoro sotto la regia dei servizi sociali del Comune. Per gli stranieri bastano due anni di residenza in Italia, o addirittura – per gli immigrati comunitari – è sufficiente il permesso di soggiorno di un famigliare. Senza dimenticare la graduatoria a punti, da un minimo di 25 a un massimo di 100 punti, che premia i nuclei col maggior numero di figli. Inevitabile, dunque, che in base a norme del genere gli immigrati siano favoriti. Basta infatti farsi un giro nei quartieri arabi della città, come San Siro o Corvetto, per capirlo. Qui, non si contano le donne velate che camminano con un bambino per mano, uno lo spingono nel passeggino e un altro lo tengono in pancia. Mentre per le giovani coppie italiane, senza politiche sociali adeguate, costruirsi una famiglia è diventato ormai un miraggio e chissà ancora per quanto lo sarà. Dal primo gennaio scorso, però, al posto del Sia è subentrato il Rei (Reddito di inclusione). Cambia il nome, ma non la sostanza. E presumibilmente rimarranno simili anche le percentuali di quanti lo otterranno, sempre squilibrate a favore degli immigrati. A parte il tetto massimo dell’Isee che è stato spostato da 3 mila a 6 mila euro, infatti, è stato aggiunto un solo requisito in più per farsi erogare il reddito: la presenza di un componente della famiglia di almeno 55 anni e disoccupato. Ma, ovviamente, queste non sono le uniche misure adottate dalla sinistra che vanno nella direzione opposta a quella auspicata dagli italiani. Come dimenticarsi, infatti, la “Bebè card” lanciata dall’assessore alle Politiche Sociali, PiefrancescoMajorino, lo scorso ottobre. Un contributo mensile da 150 euro alle mamme residenti in città, a quelle che si sono viste riconoscere lo status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria e a quante sono in possesso di un permesso di soggiorno valido almeno un anno. Unico requisito non superare l’Isee di 16.954,95 euro: tetto che sembra costruito ad hoc per favorire le neo mamme straniere.

LE REAZIONI

All’attacco Silvia Sardone, consigliere comunale e regionale di Forza Italia, che nei giorni scorsi ha ottenuto risposta da Palazzo Marino alla sua interrogazione sulle percentuale di beneficiari italiani e stranieri alle misure del Sia. «Sono dati che sconcertano e indicano una certezza: il welfare, sia nazionale che comunale, è clamorosamente e ingiustamente orientato a favorire gli immigrati. È evidente che c’è qualcosa che non va. Non è propaganda, non sono slogan: gli italiani sono indegnamente penalizzati e lo dimostrano sia i dati sul Sia (ora Rei) che sui sussidi per le famiglie in difficoltà». Non solo. Secondo l’azzurra, infatti, «la sinistra concentra attenzione, risorse umane e tanti soldi nel sostenere gli stranieri senza fare la stessa comunicazione anche verso gli italiani, spesso ignari di queste facilitazioni. Un sistema malato che lascia sbigottiti e vede gli italiani in difficoltà discriminati». Infine, una controindicazione: «Majorino si vanta di queste misure quando, nei fatti, sono solo enormi sprechi di denaro che favoriscono un concetto di assistenzialismo che amplifica il desiderio di venire in Italia da parte degli immigrati. Con tanfi saluti agli italiani che aspettano sostegni e supporto. Non meravigliano le sconfitte in serie del Pd alle elezioni, fin quando saranno sostenitori di questi sistemi sbilanciati gli italiani continueranno a sentirsi presi in giro».

1 thought on “Perché la carta poveri del governo aiuta soltanto gli stranieri, soprattutto a Milano

  1. Un over 55 italiano con moglie a carico,avendo i requisiti,percepisce 295,00 € mensili.nel caso abbia un reddito isr anche di solo 500€ questi vengono decurtati dai 295,00€ ,nello specifico mi hanno approvato 230,00mensili così ho risolto il problema della mia situazione,anni 61 e mezzo,disoccupato dal 2014 e oramai allo stremo essendo finiti pure tutti i risparmi di una vita.

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