Milano 7 Aprile – La puzza è arrivata fino alle finestre delle case che si affacciano su questi ottantamila metri quadrati di verde. Una montagna di letame misto a concime, che da qualche giorno è stato scaricato in un angolo, in attesa di essere steso. Parco Segantini, periferia sud ovest della città, non lontano dalla nota «movida» dei Navigli, che anima e agita le notti milanesi. Qui, fino ai primi anni ’90 c’era l’Istituto sieroterapico milanese, uno dei primi in Italia a produrre vaccini. Poi, il fallimento, e una ventina d’anni dopo la decisione del Comune di Milano di affidare l’area a un’associazione di cittadini (Comitato Parco Segantini) con il supporto di Italia Nostra.
Oggi, però, il parco sembra abbandonato al suo destino. Di giorno non passa quasi nessuno, tranne qualche runner e chi porta a spasso il cane. Mentre di sera si trasforma in un luogo privilegiato per gli spacciatori, a due passi dalla ben più nota via Gola. «Fanno delle buche nel terreno per nascondere la droga», raccontano i residenti. E i bambini? Pochissimi. Del resto, non è difficile da capire il motivo. Non c’è mezza altalena, né uno scivolo, né una giostrina. Anche se il Comune, a quattro anni dall’inaugurazione, nelle scorse settimane ha dato l’ok alla proposta del comitato, nell’ambito del bilancio partecipativo, di realizzare un’area giochi.
Quello che balza all’occhio, però, è un cassone per gli attrezzi in lamiera sulle cui pareti sono state appoggiati bastoni e assi di legno. In mezzo al parco. Senza considerare quella sorta di piattaforma che qualcuno ha costruito su un gelso centenario. Mentre in un altro angolo ci sono gli orti condivisi, che però sono aperti al pubblico solo un’ora alla settimana, di domenica mattina. Infine, la Roggia Boniforti, un canale alimentato dalle acque dei Navigli. Un’oasi naturalistica dove vivono una quindicina di ricci, anatre, germani, leprotti, uccelli e altri animali. A rischio, perché proprio nelle loro vicinanze è stata costruita un’area cani. «Il 27 dicembre gli operai del Comune hanno montato dei cancelli. Poi siamo riusciti a fermare i lavori, ma i padroni continuano a portare qui i loro cani», racconta un residente che ogni sera porta da mangiare ai ricci e si preoccupa che non corrano troppi guai.
La sensazione, tra chi abita qui, è che «l’associazione del parco voglia impossessarsi di quest’area». All’attacco Carlo Goldoni, capogruppo della Lega nel Municipio 6: «Purtroppo questo bellissimo parco ha un uso ambiguo. Cosa intende fare l’amministrazione comunale? È una vera vergogna che in un parco pubblico non ci siano controlli e chiunque possa fare quello che vuole». La situazione, però, potrebbe persino peggiorare. «Ora, in attesa che arrivino i soliti noti con griglie e salamelle, speriamo che gli abitanti dell’area naturalistica non vadano altrove. Se in tutti i parchi i cittadini facessero quello che fanno qui sarebbe il caos. Il silenzio del Comune è complice».
Massimo Sanvito (Libero)
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