Milano 7 Aprile – Per comprendere il senso prospettico della politica del Movimento Cinque Stelle bisogna leggere l’intervista rilasciata a “Il Sole 24 ore” da Davide Casaleggio piuttosto che dare ascolto ai propositi programmatici di Luigi Di Maio. Con tutto il rispetto per il giovane capo grillino chi dimostra di essere il manovratore delle strategie del “Movimento” è il figlio del “Vate” Gianroberto, passato due anni orsono a miglior vita. Meno visionario del papà, il patron della “Casaleggio Associati” non disdegna comunque di tracciare scenari futuristici. Attento alla competizione nel mondo delle imprese, il co-erede del marchio Cinque Stelle non fa mistero di considerare la politica come la risultante, e non il motore, di una dinamica che scaturisce dall’evolversi dei processi produttivi.
L’innovazione tecnologica è, ad un tempo, il suo credo e la frontiera inesplorata del futuro. Davide Casaleggio all’appuntamento con la “Rete” che si fa “diritto e strumento di condivisione del sapere” intende giungere da controllore del mezzo che trascina con sé la politica ingabbiata nelle meccaniche occulte dell’intelligenza artificiale. Nessuna meraviglia, dunque, se per il nuovo ideologo del grillismo le categorie Otto-Novecentesche di Destra e Sinistra siano superate, obsolete, mancanti dell’attitudine a stare al passo con i tempi. Per Davide Casaleggio la forma della conoscenza filtrata e veicolata attraverso la “Rete” ha preso il posto delle ideologie nel vissuto dei cittadini. Quindi, se la tecnologia si è fatta carico di trasmettere la Conoscenza, a maggior ragione una piattaforma digitale può surrogare il tradizionale processo democratico di formazione del consenso svuotando di significato e di contenuto il principio della partecipazione fisica del comune cittadino al confronto praticato nei luoghi convenzionali del dibattito politico.
In tempi di lotta per le poltrone governative tali discorsi sembrerebbero lunari. Invece, devono destare allarme. Perché dietro il poco del grillino di turno in corsa per la poltronissima di Palazzo Chigi si articola un “pensiero” che non è acqua fresca. Da anni si va ripetendo, non senza fondamento di ragione, che il Movimento Cinque Stelle sia inconsistente dal punto di vista della capacità di elaborare una visione del futuro per il Paese. In effetti è così, salvo a scoprire che il compito di tracciare una “Weltanschauung” d’impronta grillina sia una funzione delegata a un ente terzo, sottratto alle regole del concorso democratico alla formazione della politica nazionale, che è la “Casaleggio Associati”. Come avviene tutto ciò? È complicato da spiegare: il soggetto economico opera sul mercato delle idee attraverso la longa manus dell’Associazione “Gianroberto Casaleggio” e dell’Associazione Rousseau.
In pratica, si tratta di un sistema di scatole cinesi che contiene la piattaforma digitale la quale, a sua volta, nei progetti del suo ideatore e gestore dovrebbe “contenere” la democrazia. Consentiteci la franchezza: a noi questo schema di gioco mette i brividi. Altro che CasaPound e i-fascisti-son-tornati! Il paradigma al quale Davide Casaleggio vorrebbe affidare il futuro dell’Italia e, perché no, un giorno quello del mondo intero preoccupa. Uno dei cardini sul quale poggia il principio di libertà attiene all’autonomia, sacralmente garantita al singolo individuo, nell’accesso diretto alle fonti della Conoscenza. La possibilità assicurata a ciascun cittadino di formarsi una propria idea sul futuro dell’umanità mediate un percorso personale di ricerca e di confronto con culture diverse dalla propria resterebbe irrimediabilmente vulnerato se la trasmissione di tutta la Conoscenza, come pretende Casaleggio, venisse affidata agli strumenti di veicolazione governati dall’Intelligenza artificiale. Di là dalla facile obiezione sul chi controllerebbe il manovratore, ciò che spaventa è l’approssimarsi di una tirannide del virtuale che cancella l’elemento fisico, vitale, del dialogo personale non intermediato tra individui nella formazione di un’opinione libera e consapevole sulla realtà.
Una macchina ci farà comunicare, una macchina ci farà votare, una macchina ci farà scegliere ciò che pensiamo sia meglio per noi e per l’universo di prossimità che abitiamo. E sempre una macchina ci inibirà di praticare la solitudine, intesa come momento sublime di libertà. Lo star soli, che per taluni ancora oggi è vissuto come uno stato di grazia, nel futuro a Cinque Stelle non sarà più consentito perché anche la minima traccia colta attraverso la “Rete” sarà indelebile. Saremo tutti reperibili, che lo vogliamo o no. Davide Casaleggio, ponendosi sulle orme del George Orwell di “1984”, delinea un “Grande Fratello”, immortale perché immateriale, che si prenda cura dei miliardi di “piccoli fratelli”, fatti di carne ed ossa, sangue e sentimenti, e li sollevi dalla fatica desueta della decisione.
Tuttavia, ugualmente sulla scia di Orwell ma nella versione “Fattoria degli animali”, l’uguaglianza universale alla quale saranno costretti gli individui sarà comunque derogata dalla presenza di un nucleo di “fratelli” statutariamente “più eguali degli altri”. Costoro, i detentori dei codici di decrittazione delle volontà individuali e dell’idem sentire comunitario, saranno il nuovo potere che non ha bisogno di alcun processo democratico per legittimarsi. Sarebbe uno scenario da incubo se non fosse che il momentaneo successo di pubblico che sembra aver investito i Cinque Stelle, prima che da Rousseau è passato per il pieno di voti elettorali ottenuti nella zona Settecannoli di Palermo o nella Napoli di Scampia. E questo vorrà pur dire qualcosa? Cristofaro Sola (L’Opinione)
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