Milano 9 Aprile – E un po’ come se avesse deciso di lavorare per sottrazione. Se non puoi alzare 20 chili scendi a 10, magari con lo stesso numero di ripetizioni. Chi va in palestra sa di cosa si tratta. Ma senza essere dei fanatici del fitness, l’immagine aderisce perfettamente al nuovo corso del sindaco di Milano, Beppe Sala. Sistemare tutti i Navigli? Mancano i soldi. Beh, facciamone solo un pezzo. Recuperare tutte le periferie? Impossibile. E allora applichiamoci al progetto pilota del quartiere Niguarda, con i negozi di prossimità e le centralità, come indicato da Confesercenti. Se non arrivi a 20 scendi a 10.
Strutturalmente non c’è niente di male in questo. Se il «fisico» è quello, qualunque fisiatra consiglierà di seguire quella tattica. Meglio un risultato chiaro che un traguardo incerto. Però, se proprio vogliamo essere onesti, il confronto-dibattito organizzato l’altro giorno dall’associazione di categoria guidata da Carlo Sangalli con il primo cittadino di Milano, oltre ad aver avuto il sapore del test da metà mandato, ha dato l’impressione di essere stato un lungo elenco di consigli non richiesti, ma particolarmente necessari. Al quale, a nostro modesto avviso, è mancata un’appendice.
Sui negozi di prossimità, o di vicinato secondo altre declinazioni, siamo tutti d’accordo. Oltre ad avere un senso, danno un senso ai quartieri in cui sono presenti. Dunque vanno sostenuti e incentivati. Magari agendo sulla leva fiscale. Proviamo a spiegarci. Se Palazzo Marino volesse gettare oltre la siepe il dogma delle ideologie, sempre forte a sinistra, potrebbe fare anche una cosa di destra. Meglio, di centrodestra: abbassare le tasse a chi a apre un esercizio commerciale in periferia e fare altrettanto a chi resta laddove il disagio è superiore ai benefici. Ovviamente tutto questo dovrebbe avvenire all’interno di un quadro normativo fatto di regole certe, poche ma chiare, che non faccia sconti a nessuno. E, soprattutto, non preveda scorciatoie in nome per conto della politica dell’accoglienza. Agire sulla leva fiscale sarebbe uno strumento, non certo la soluzione, ma metterebbe in sintonia il Palazzo con le palazzine. Che, troppo spesso, sono distanti anche se vicine.
Enrico Paoli (Libero)
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In diverse periferie milanesi i negozi dopo un lungo periodo di chiusura hanno iniziato un nuovo iter
di sfruttamento, tipo Napoli. Infatti, anche se lentamente e gradualmente, molti di questi negozi vengono ristrutturati per essere utilizzati come abitazioni. In sostanza, tristezza a parte per coloro che vi andranno ad abitare e per le vie ove questo avviene che diventano sempre più buie e meno sicure,
quante tasse in meno per il comune, le regioni e lo stato, ma tant’è! In questo stato parassita e tassico c’è sempre qualche ulteriore modo per spennare i cittadini e anche i comuni allo sbando, come quello milanese, sono molto attivi.
In questo paese vincono sempre gli incapaci e i masochisti.