Milano 10 Aprile – C’erano una volta i portinai. Sempre in servizio, la scopa in mano, responsabili per contratto di pulizia e sicurezza dello stabile, con compiti aggiuntivi non scritti ma ugualmente importanti: complicità con i bambini a cui perdonare le pallonate in cortile, trasporto di borse della spesa per inquilini anziani, in cambio di mance non sempre troppo generose a Natale… erano presenze vive, umane e rassicuranti, popolarissimi quasi come quelli parigini, a cui Simenon ha riservato un monumento letterario con le inchieste di Maigret. Pian piano, diverse crisi economiche e l’evoluzione dei tempi li hanno fatti sparire, e oggi sono rimasti il lusso raro di pochi edifici del centro, mentre negli altri le portinerie sono malinconicamente vuote.
Fa quindi particolare piacere che, come ha raccontato ieri su queste pagine Marta Ghezzi, in una decina di edifici milanesi alcuni inquilini abbiano utilizzato gli spazi abbandonati per creare biblioteche condominiali. Là dove c’erano quei signori burberi e bonari, ora ecco romanzi e saggi, accuratamente scaffalati, pronti alla lettura e al prestito per gli inquilini. Complimenti a chi ha avuto l’idea: per una volta ci permette di associare il concetto di condominio a una piccola oasi di pace e civiltà e non, come siamo soliti fare, alle litigiosissime assemblee. E i meno giovani possono entrare in quei locali a chiedere un libro con lo stesso spirito con cui, mille anni fa, domandavano una mano a riparare la bicicletta.
Andrea Kerbaker (Corriere)
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