Milano 13 Aprile – Il senso civico e la professionalità si uniscono per sostituire l’inerzia e l’incapacità dell’amministrazione comunale. Perché l’insicurezza e i problemi legati alla sicurezza esistono e sono giusta mente percepiti. Scrive Andrea Galli sul Corriere “Non sono, non si sentono e non vogliono farsi chiamare «sceriffi». Sono uomini dell’associazione poliziotti italiani, una realtà con mirata e consolidata esperienza nel cosiddetto volontariato civico, dunque priva di collegamenti con quei cittadini che all’uscita dall’ufficio s’improvvisano giustizieri e girano di ronda invocando lo scontro col primo che passa. Questi uomini, divisi in due pattuglie, non armati e muniti di radio per segnalazioni alle centrali operative di polizia e carabinieri, per un periodo sperimentale di due mesi perlustreranno la vasta area della zona Forlanini. Un’area lontana, non per forza e non soltanto geograficamente, che ha un particolare bisogno anche in considerazione della densità di popolazione anziana. Dal prossimo 23 aprile e fino al 22 giugno, grazie all’impegno dell’efficace Comitato dei residenti e con il sostegno di uno sponsor, le pattuglie garantiranno un aiuto in più alle volanti della polizia e alle gazzelle dei carabinieri. Lo sponsor è entrato in questa partita non per stipendiare gli agenti bensì, come da prassi dell’associazione, per devolvere una somma poi convertita in beneficienza. Un circuito virtuoso che, nel caso com’è probabile di risultati e consensi, aprirà una doppia seconda fase. L’«arruolamento», in forma privata e con un pagamento nelle identiche modalità, da parte di palazzi i cui inquilini vorranno un trattamento «dedicato»; e l’estensione del progetto in altri quartieri. Va da sé che queste pattuglie non risolveranno d’improvviso il degrado, scippi, furti e rapine, le baraccopoli che proliferano, l’arroganza del più pericoloso campo rom d’Italia, quello di via Bonfadini, la «conquista» di intere strade di altri nomadi che parcheggiano le roulotte e se ne fregano di tutti. Ora, il presunto assioma secondo il quale c’è un’assoluta coincidenza tra la presenza di rom in una determinata area e la totale responsabilità degli stessi in ogni episodio criminale, non è sollevato (e nemmeno urlato) dai cittadini di Forlanini i quali però, a fronte di un forte impegno civico da tempo radicato, giustamente chiedono una politica con meno di slogan e più fatti. Ci sono situazioni, come l’occupazione dell’ex scuola di via Zama e i bivacchi crescenti di profughi, che non nascono a Forlanini ma sono state ereditate sia da altre zone di Milano, sia dalla frequente convinzione che a volte basta sloggiare gli indesiderati da aree «importanti» della città e spedirli in fondo. Ovvero a Forlanini. Nelle intenzioni, partendo da una fattiva collaborazione tra gli abitanti e quelle due pattuglie, si punta alla creazione di una mappa del «disagio» costruita col monitoraggio costante delle criticità. L’errore di trascurare l’illegalità negli anni, obbliga a un certo punto a operazioni come quella, la scorsa settimana, nel «fortino» di via Cavezzali, quando vennero impiegati 700 (settecento) fra poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili per liberare 1oo (cento) appartamenti occupati.”
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